Il glifosato, la sostanza a base dell’erbicida più venduto al mondo (Roundup® Monsanto), sospettato tra l’altro di essere un interferente endocrino e cancerogeno, sembra essere largamente presente quale residuo non solo nel suolo, piante e acque sotterranee, ma anche negli esseri umani e negli animali. Molti studi internazionali hanno dimostrato che questo principio attivo, oramai molto diffuso, è pericoloso.  Eppure, fino ad oggi, le autorità hanno regolarmente autorizzato la sua immissione in commercio. Alla fine del 2015, data di scadenza dell’approvazione per il glifosato a norma del regolamento (CE) 1107/2009, la sua autorizzazione verrà ridiscussa in sede comunitaria. Un articolo pubblicato su organic-market, “Glyphosate: Poisoning on a Global Scale”, ha provato, nel frattempo, a fare il punto della situazione.
Si stima che il mercato mondiale del glifosato valga oltre 5,46 miliardi di US dollari e che potrebbe raggiungere a 8,79 miliardi di dollari entro il 2019. In termini di volume, i numeri sono ancora più preoccupanti: nel mondo sono state usate 718,6 mila tonnellate nel 2012. 

Risale ai primi anni ‘70 il brevetto del principio attivo glifosato, da parte della società statunitense Monsanto, che lo ha immesso sul mercato come l’erbicida Roundup non selettivo. Alla scadenza del brevetto, altre aziende chimiche come Nufarm, Syngenta AG. e DowAgroSciences LLC hanno prodotto erbicidi con glifosato, ed ora detengono più del 50% del mercato. In questi anni, l’uso di erbicidi in agricoltura è raddoppiato e continua a crescere rapidamente, soprattutto in America Latina, dove è diffusa la coltivazione di soia geneticamente modificata (le colture Ogm hanno rappresentato nel 2012 il 45,2% della domanda complessiva di glifosato). Il suo tenderà poi ad aumentare a fronte dell’espansione mondiale delle attività agricole non sostenibili, nonché dei sistemi di produzione agricola “senza-aratura”. Tuttavia, la comparsa di erbe infestanti resistenti al glifosato, insieme a norme severe per l’uso di prodotti agrochimici, soprattutto in Europa, potrebbe limitare la crescita di questo mercato, nei prossimi anni.

Anche recentemente gli studi scientifici hanno dimostrato la grave pericolosità per gli animali e per l’uomo; in particolare sono stati evidenziati gli effetti tossici determinati dai residui nelle colture alimentari, nei mangimi e nell’acqua potabile (sustainablepulse.com). Ad esempio, in Argentina, dove vi sono vaste aree a soia Ogm, la popolazione rurale che vive vicino ai campi, in cui si procede a irrorazione aerea, è particolarmente esposta all’erbicida e non ha alcuna protezione; l’incidenza di tumori e altre patologie sembra correlata all’uso di glifosato. Ciò, peraltro, non riguarda solo le zone rurali: erbicidi a base di glifosato sono ampiamente utilizzati dalle autorità comunali sui bordi delle strade, marciapiedi, nei parchi pubblici e nei cortili delle scuole; il glifosato e loro residui sono stati rilevati in acque sotterranee, pioggia, terreni in aree pubbliche, e purtroppo anche  in campioni di latte materno, nel sangue e urine di donne in stato di gravidanza.

A cura di Alba Pietromarchi
Analista FIRAB