Il Ministero annuncia l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto sui controlli con l’obiettivo di fornire più trasparenza e tutelare di più i consumatori. Era un passaggio atteso considerato che il MiPAAF aveva cassato l’articolo relativo al sistema di controllo del Testo Unico sul biologico, avocando a sé la competenza. Purtroppo il testo completo non è ancora in rete e si ragiona sul documento di sintesi allegato al comunicato stampa che lascia aperte molte questioni.

AIAB da diverso tempo ha manifestato il timore relativo alla deriva che stava prendendo il sistema di controllo, che invece è e deve essere il valore aggiunto di tutto il sistema. In questo senso alcuni dei provvedimenti annunciati sono decisamente condivisibili mentre altri, in assenza di chiarimenti da trovare nel testo definitivo, rischiano di creare confusione piuttosto che trasparenza. Va ricordato che era stata appena approvata la revisione del 220, il decreto che norma l’operato degli organismi di controllo, in un tavolo guidato da Accredia, organismo indicato dal ministero per il riconoscimento degli OdC e durato diversi anni. A oggi non è chiaro che valore avrà questa revisione dopo l’approvazione del nuovo decreto.

Tra le scelte che riteniamo positive c’è l’intervento sul conflitto di interessi tra controllore e controllato. Giusto che un controllato non possa detenere quote dell’organismo che lo controlla. Questo però da solo non basta perché va evitata anche la furbizia dello sdoppiamento tra organismo di controllo e associazione tra i controllati di peso, con cui gli Enti accreditati aggirano la norma e intervengono con azione di lobby, mentre deve essere chiaro che l’OdG la norma deve applicarla e non discuterla. Principio che vale anche per l’interpretazione della norma, oggi molto fantasiosa soprattutto per quello che riguarda le conversioni lampo.
Altro punto interessante è la banca dati sulle transazioni. Questa deve essere pubblica e non privata, aggiungendo costi per gli operatori e guadagni ai privati. Ciò che non convince assolutamente è la rotazione degli organismi di controllo ogni 5 anni. Questa è impraticabile se si pensa che ci sono organismi che attualmente hanno personale per rispondere al controllo di qualche migliaia di operatori e altri che invece ne controllano oltre diecimila, con procedure e tariffari diversi. Allora prima di immaginare una rotazione bisogna intervenire sui tariffari e omologare prassi e procedure. Da rivedere inoltre l’affidamento all’Ispettorato repressione e frodi. Oltre a mancare chiarimenti sul suo ruolo, questo è in totale sovrapposizione con Accredia dove, come abbiamo detto più volte, vige un colossale conflitto di interessi tra organismi accreditati che risultano anche nella proprietà.

Se il confronto sarà aperto e chiaro questo decreto sarà l’occasione per restituire a tutti gli attori compiti e ruoli definiti, come richiede un sistema che ha nel controllo e nella certificazione uno dei valori aggiunti. Vogliamo però ricordare che il primo problema è la vigilanza e l’adeguata preparazione di chi la esercita. Le Regioni hanno un ruolo riconfermato dal decreto e lo devono esercitare con costanza e chiarezza nella divulgazione dei risultati.
Vincenzo Vizioli