L’hannus horribilis per l’olio italiano non ha risparmiato nemmeno gli ulivi biologici con perdite in alcune regioni che hanno raggiunto il 40% sulla produzione per la campagna 2014/2015. A tracciare il quadro della situazione all’Adnkronos è Firab, la Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica. La causa di questo brusco calo della produzione olearia è legata ai cambiamenti climatici (estate del 2014 molto calda e umida), che hanno scatenato l’infestazione di una particolare specie di mosca, la Bactrocea oleae, che depone le proprie uova nel cuore del frutto.

Le larve, dopo la schiusa, si nutrono della drupa dell’oliva (la parte polposa), svuotandola completamente. Per l’agricoltura biologica, che non utilizza larvicidi e pesticidi, il fenomeno ha generato ingentissime perdite. “L’agricoltura bio non prevede utilizzo di prodotti chimici e non può debellare se non in modo naturale questo insetto dannoso” spiega Alba Pietromarchi di Firab.

Dunque la perdita in termini di costi “è doppia. Per la mancata vendita di olio e per l’investimento in mano d’opera e logistica del trasporto delle olive, che devono comunque essere raccolte, per evitare un’infestazione di questa mosca anche per l’anno 2015”.

Le larve della Bactrocea oleae (mosca olearia) rimangono dentro i frutti svuotati fino a maturazione dell’insetto. Se l’oliva cade dall’albero prima di questa seconda fase di vita della mosca, le larve rimangono in quiescenza (stato di vita latente) fino alla stagione calda. I cambiamenti climatici riscontrati già durante l’estate 2013 (alte temperature e forte tasso di umidità) sono le condizioni migliori per la maturazione e riproduzione della mosca dell’olio.

A fronte di questo, però, la richiesta da parte dei consumatori di olio bio è rimasta forte e per far fronte a questo, gli oleocoltori biologici hanno puntato sul network, soprattutto quello dei gruppi di acquisto solidale. I consumatori dei Gas hanno deciso di acquistare l’olio dell’annata 2013/14 che abitualmente viene deprezzato con l’arrivo dell’olio nuovo, al prezzo dell’anno precedente.

Secondo i dati Sinab, l’Italia è il primo produttore al mondo di olive bio, con 176 mila ettari circa nel 2013 ed una crescita di oliveti convertiti al biologico del 7% rispetto al 2012. Questo porta l’incidenza della superficie biologica sul totale nazionale degli oliveti al 15%. La superficie olivicola biologica risulta concentrata per oltre il 70% nelle aree meridionali; in particolare in Puglia (32%), in Calabria (29%) e in Sicilia (14%).