Roma, 3 ottobre 2017 – Sulla questione Glifosato Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB, ha scritto ieri una lettera indirizzata ai presidenti delle associazioni di categoria: Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Legacoop Agroalimentare, Fedagri alleanza cooperative, Agci – Agrital, sollevando numerosi argomenti sul rinnovo del discusso erbicida e augurandosi che questi possano essere elementi di confronto costruttivo.

“Le agenzie – scrive Vizioli – hanno riportato la vostra posizione sull’ennesimo rinnovo della licenza al pesticida glifosato sostenuta tramite il COPA COGECA e da alcuni di Voi rilanciata con dichiarazioni a sostegno.

Pur avendo ben chiaro che rappresentiamo modelli di agricoltura molto diversi, sono rimasto sinceramente interdetto della superficialità con cui le Vostre organizzazioni non tengano conto di fatti oggettivi, alcuni noti da tempo, altri più recenti, che fanno emergere problematiche non più solo ambientali ma di garanzia e correttezza dell’informazione. Evidenziano anche come per i cittadini non ci siano più garanzie e tutele, che le diverse agenzie dovrebbero assicurare con imparzialità.

Qualora fosse possibile sorvolare sui dati prodotti dallo IARC di probabile cancerogenicità, dove probabile significa: certamente cancerogeno sugli animali e con alta probabilità di esserlo per l’uomo; sulle anacronistiche limitazioni d’uso a tutela della cittadinanza (come se gli abitanti delle zone rurali e gli stessi operatori agricoli non corressero gli stessi rischi), sul fatto che quel principio attivo dove lo si cerca lo si trova (nelle acque superficiali e profonde come documenta l’ISPRA, negli alimenti come pane, pasta e birra, negli indumenti di cotone tra cui i pannolini per i bambini e, come dimostra una recente ricerca nelle urine di donne in stato di gravidanza), ci sono fatti che dovrebbero stimolare una riflessione più attenta.

Mi riferisco in particolare alla pubblicazione dei “Monsanto papers”, la documentazione che la multinazionale ha dovuto rendere pubblica per iniziativa della magistratura statunitense e da quanto pubblicato dal quotidiano La Stampa, sui dossier EFSA.

Da questi emergono le pressioni di Monsanto contro lo IARC e, cosa di gravità inaudita, che parti salienti del dossier dell’EFSA, quello su cui la commissione europea è chiamata a decidere sul rinnovo della licenza, risulta essere copiata direttamente dalla relazione sulla non pericolosità del prodotto, presentata dalla Monsanto e dalle altre ditte interessate alla commercializzazione.

Solo questo dovrebbe far almeno scattare quel principio di precauzione ignorato fino ad ora, con una richiesta che nessuna decisione è possibile senza un chiarimento su fatti cosi gravi e vergognosi, come ha già fatto il Governo austriaco. Inoltre serve una seria verifica sul ruolo di EFSA.

Sono talmente tanti i motivi per bloccare un prodotto a rischio che inonda le nostre campagne da oltre 40 anni (a proposito di innovazione) da far pensare che la Vostra scelta non sia dettata dalla convinzione dell’innocuità del pesticida, tesi per altro insostenibile, bensì dal terrore di dover chiedere ai vostri associati un cambio di rotta, di praticare soluzioni tecniche innovative, rinunciando alla “semplificazione” legata ad un prodotto che oggi costa meno della coca cola, sebbene questo comporti scaricare sulla collettività i suoi altissimi costi sociali e ambientali.

Anche in funzione di una indispensabile revisione dei modelli produttivi, che dovrà essere anche al centro della riforma della PAC, vi chiedo di adottare da subito posizioni a garanzia della salute, dell’uomo e dell’ambiente, chiedendo al nostro Governo di non votare per il rinnovo della licenza almeno fino a quando tutti gli elementi negativi non siano chiariti”.