Dalla Toscana all’Onu, dalla rete dei Biodistretti AIAB al World food summit. Il Biodistretto Valdera,  uno dei 23 biodistretti della Rete AIAB, ha partecipato al Food systems summit delle Nazioni Unite a New York portando in discussione, lo scorso 28 settembre, il progetto che ha ideato con le università di Pisa e Torino e che è stato selezionato tra oltre 500 idee provenienti da tutto il mondo. Dall’urgenza di creare sistemi alimentari sostenibili in cui “il cibo non sia più sfruttamento di risorse, umane e ambientali, bensì nutrimento, natura, lavoro, visione di comunità, mercati intelligenti”, il biodistretto propone “una nuova idea di filiera agroalimentare, basata sullo sviluppo di reti locali e di comunità resilienti”.
Building local resilient communities è un lavoro collaborativo condiviso con organizzazioni da diversi continenti, che ha visto vincente il concetto del biodistretto come iniziativa che viene dal basso e viene condivisa dagli attori del territorio. Così, il 28 settembre, alla presenza delle istituzioni organizzatrici e dei possibili scaling partners, è stato presentato il concept del progetto e l’action agenda. Ora fervono i contatti e gli incontri e AIAB appoggia questa iniziativa basata sulla resilienza a tutto tondo, quello su cui punta l’agricoltura biologica territoriale e la rete dei Biodistretti AIAB.
“L’autosufficienza delle comunità, sviluppare una rete di prodotti ma anche di solidarietà e sviluppo di competenze locali è ciò su cui lavoriamo”, dice Giuseppe Romano, presidente di AIAB. “Diamo quindi il pieno sostegno dell’iniziativa promossa dal Biodistretto della Valdera”.
Il comitato del Biodistretto Valdera è stato fondato all’inizio del 2020 da un piccolo gruppo di attori del settore alimentare biologico della Val d’Era, in Toscana. Nonostante la concomitanza con l’esplodere della pandemia, il comitato ha dato vita a varie iniziative di autofinanziamento e di aggregazione dei vari operatori della filiera agroalimentare del territorio: oggi vanta 60 soci e il patrocinio di 10 Comuni dell’area.
A questi si aggiungono il dipartimento di Economia agraria dell’università di Pisa e il dipartimento di Scienze dell’informazione dell’università di Torino che stanno lavorando alla  creazione di una piattaforma che metta in rete i biodistretti per produrre e scambiare esperienze, conoscenze e, soprattutto, mettere a disposizione alimenti sostenibili, capaci di dare conto del loro contenuto nutritivo, sociale e ambientale.
“In questa visione, i biodistretti sono intesi come comunità resilienti, sistemi che – come ci spiega il presidente del Biodistretto Valdera Stefano Gonnelli – si reggono su alcuni pilastri come l’autosufficienza di cibo ed energia, la conversione delle pratiche agricole convenzionali con pratiche biologiche e rigenerative dei suoli, l’utilizzo di strumenti non speculativi per il finanziamento dei progetti di filiera agroalimentare locale e per consentire un equo accesso alla terra da parte dei giovani; l’utilizzo di strumenti digitali per mettere in relazione piccoli produttori e consumatori, con un equo compenso per i primi e prezzi più bassi per i secondi, la creazione di un laboratorio permanente di sostenibilità per generare consapevolezza nei cittadini del biodistretto e per la formazione dei nuovi agricoltori”.
Il 2030, la data fissata nell’agenda globale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, è vicino: “Cerchiamo finanziatori – dice Gonnelli – che credano nel nostro progetto per far partire una fase di sperimentazione della piattaforma di tre anni e consolidarne lo sviluppo nei successivi sei”.

A questo link il progetto presentato al Food system summit