Ci sono voluti altri morti per sfruttamento nei campi per riaccendere l’attenzione dell’opinione e del governo sul caporalato e lo sfruttamento, al limite della schiavitù, dei braccianti stagionali.. Il caporalato, un fenomeno antico, limitato in passato alle operazioni di raccolta nelle grandi piane meridionali, ora è presente anche nelle regioni del Nord e non investe più solo la violazione dei diritti ei lavoratori, ma è sempre più intrecciato alla più complessiva infiltrazione della criminalità organizzata nel settore agroalimentare che investe produzione, trasformazione e intermediazione commerciale, compresa la grande distribuzione. Quindi non più fenomeno episodico, marginale e circoscritto ad alcune aree del paese, ma un dato strutturale che interessa in particolare il settore ortofrutticolo e l’allevamento intensivo. ” La criminalità organizzata nel settore agroalimentare – si legge nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia del 2014 – oggi è arrivata al punto di controllare e condizionare l’intera filiera agroalimentare, dalla produzione agricola all’arrivo della merce nei porti, dai mercati all’ingrosso alla grande distribuzione, dal confezionamento alla commercializzazione con un fatturato pari a 12,5 miliardi l’anno.” Insomma il caporalato è solo la punta di un haisberg di fenomeni economici e criminali. Questo quadro d’insieme è rimasto purtroppo in penombra nelle cronache di quest’estate che hanno privilegiato gli aspetti sensoria listi. Eppure se si vuole aggredire il problema alla radice è da qui che bisogna partire, inserire le misure ispettive e repressive in un quadro più ampio di contrasto ai fenomeni dell’illegalità nel settore agroalimentare. Occorre un programma di interventi che possa costituire un quadro sistematico e strutturale per un valido e permanente contrasto a questi fenomeni che minano la credibilità del sistema agroalimentare e la reputazione dei produttori che rispettano leggi e contratti. Per questo AIAB ha valutato positivamente e sostiene il piano che i Ministri dell’Agricoltura e del Lavoro, insieme ai sindacati ed altri organi, stanno predisponendo per il contrasto al caporalato e al lavoro nero e irregolare in agricoltura che prevede anche interventi strutturali e premiali per favorire il rispetto della legalità. Tra le misure annunciate, l’AIAB ritiene molto importante l’attivazione della “Rete del lavoro agricolo di qualità” finalizzata alla certificazione etica dell’attività dell’impresa agricola. Non a caso AIAB ha introdotto da diversi anni un proprio marchio “Qualità Lavoro” da assegnare alle aziende biologiche che vogliono avvalersi del marchio “Garanzia AIAB” , il marchio che attesta l’applicazione di criteri produttivi più restrittivi dello stesso Regolamento Europeo sul bio e che valorizza prodotti e produttori bio. Tra i criteri per l’ottenimento del marchio, si prevede, infatti, il rispetto delle leggi e dei contratti. “La nostra associazione – afferma Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB – ritiene, infatti, che il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle leggi debba essere uno dei requisiti del sistema biologico e che il rispetto della terra e della salute dei consumatori e la qualità dei prodotti non possano prescindere dal rispetto del lavoro e della legalità”. AIAB condivide anche le altre misure annunciate come l’intensificazione dei controlli nella filiera e il sequestro dei beni dei caporali, che andrebbe però estesa anche agli altri utilizzatori di tali pratiche illegali. Insieme a questo pacchetto di misure AIAB chiede al Governo e alle Regioni di escludere dai finanziamenti pubblici, a partire dai nuovi Piani di Sviluppo Rurale, le aziende che sfruttano i lavoratori e si avvalgono del caporalato. Inoltre andrebbero previsti incentivi fiscali e contributivi per le aziende che rispettano leggi e contratti o che vogliano uscire dall’illegalità, anche per contrastare fenomeni di concorrenza sleale che danneggiano gravemente le aziende biologiche che di per sé sostengono costi di produzione più alti. Per tutti questi motivi AIAB ha confermato il proprio impegno a contribuire a debellare il fenomeno e chiesto ai ministri dell’Agricoltura e del Lavoro, Martina e Poletti, di partecipare alla cabina di regia della “Rete del lavoro agricolo di qualità”.

di Anna Ciaperoni

Responsabile Agricoltura sociale