Il 22 febbraio si è svolto nel sud del Mali, precisamente a Sélingué il primo Forum Internazionale di agroecologia, una “prima volta” che ha visto la partecipazione di circa 250 delegati. Un evento organizzato da Confederation of Peasants Organizations of Mali (CNOP) e dal La via Campesina e da altre organizzazioni che fanno parte del Comitato internazionale di pianificazione per la Sovranità Alimentare (IPC).

Il pubblico è il più disparato: donne e uomini, agricoltori, indigeni, pastori e consumatori provenienti da diverse parti del mondo. Agli eventi, che si sono sviluppati in quattro giorni si è discusso di agroecologia, delle esperienze e dei principi comuni che caratterizzano questa materia ma, si è anche decisa una strategia comune per reclamare il concetto di agroecologia, “al di là dell’aspetto scientifico, per comprenderne gli elementi sociali, economici e politici “, come ha sancito Gilberto Schneider del Movimento dos Pequenos Agricultores (MPA) in Brasile.

Il forum si è aperto con una conferenza tenuta da Ibrahima Coulibaly, presidente del CNOP Coulibaly, che ha spiegato come mai si sentisse il bisogno comune di questo forum: ” Ci rivolgiamo ai piccoli produttori di cibo, contadini, pescatori, pastori in grado di nutrire la popolazione mondiale. Siamo noi i veri eroi del agroecologia. Siamo noi che dovremmo avere una voce”, ha detto.

Maria Noel, del Movimiento Agroecológico de America Latina y el Caribe (MAELA) in Uruguay, ha detto che l’agroecologia è stata praticata per secoli e rappresenta più di un semplice sistema di produzione. Infatti, il sistema di agricoltura industriale basato su un uso pesante di prodotti chimici, che distrugge sia i suoli che le foreste, esaurisce le risorse, e colpisce la salute e il benessere di entrambi i piccoli proprietari e dei consumatori. Questa agricoltura industriale viene sistematicamente favorita dai governi, che servono gli interessi di multinazionali per attuare politiche di libero scambio dettate dalle istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale e il FMI.

Anche AIAB era presente a questo incontro, con il portavoce Andrea Ferrante che ha ribadito: “noi siamo la risposta. La risposta per nutrire il mondo è con l’agroecologia. Vogliamo un modello che si basi sulla nostra conoscenza, il nostro modo di vivere, non a benzina e le risposte false dal mondo industriale. Guardiamo al futuro dei nostri figli. Il legame tra gli operatori rurali e quelli urbani deve essere messo in evidenza attraverso la necessità di collegare un consumo responsabile ad una produzione altrettanto responsabile, grazie alla presenza di forti sistemi alimentari locali e regionali basati sull’agroecologia. Non è possibile avere la sovranità alimentare, il rispetto dei popoli e il diritto al cibo, senza l’agroecologia” così ha concluso Ferrante.