Un’agricoltura biologica innovativa e di qualità è possibile e imposta le proprie strategie sulla conoscenza profonda dell’agroecosistema e delle interazioni tra ambiente e pianta mettendo in campo azioni coordinate. Di questo si è parlato nel Webinar che AIAB ha organizzato venerdì 26 marzo facendo il tutto esaurito. Autorevoli relatori si sono confrontati facendo un focus sulla viticoltura biologica di qualità. ll tavolo virtuale coordinato da Cristina Micheloni ha visto la partecipazione di Elisa D’Aloisio, Manuela Giovannetti, Salvatore Ceccarelli e Mario Fregoni.

 Manuela Giovannetti, che ha dedicato una vita di ricerca ai microrganismi benefici del suolo ,ai simbionti micorrizzici nonchè ai rapporti tra microrganismi e piante è intervenuta segnalando le grandi opportunità, i meccanismi di azione e l’efficacia dei microrganismi in viticoltura grazie a preparati biostimolanti e biofertilizzanti anche per la mitigazione dei fenomeni di stress della pianta in contesti di cambiamento climatico. Ha segnalato anche il valore della conservazione del microbioma del suolo delicatissimo e sensibile all’uso indiscriminato della chimica e alla semplificazione dei sistemi agricoli.

Elisa D’Aloisio genetista ha affrontato il tema sensibile delle nuove tecniche di breeding (NBT), recentemente proposte da alcuni ricercatori anche in viticoltura, e dell’azione di contrasto promossa da AIAB in partenariato con altre associazioni ambientaliste e del biologico, per contrastare e chiedere la revisione delle bozze di decreto sul materiale di propagazione sventando il rischio di aprire le porte a OGM vecchi e nuovi.

Salvatore Ceccarelli esperto genetista, argomentando perché le NBT ( chiamate “tecniche di evoluzione assistita”) non sono la soluzione, ha spiegato che sono tutt’altro che precise e che la resistenza, ad esempio a peronospora, è localizzata su più geni e su più cromosomi. Ceccarelli ha così aiutato i partecipanti a entrare in profondità sull’argomento evidenziando la scarsa efficacia e i prevedibili effetti negativi (evoluzione e adattamento dei patogeni e rapida perdita della “resistenza” – incremento della suscettibilità alle malattie del legno e ai parassiti) delle nuove tecniche di breeding. Altro che soluzione ecocompatibile, le NBT non sono una soluzione concreta né evoluta né innovativa.

Mario Fregoni, una vita dedicata alla ricerca e all’insegnamento della viticoltura di qualità, già presidente di OIV con uno sguardo qualificato sulla viticoltura mondiale, ammonisce dalle NBT come soluzione ai problemi dei vignaioli. Altri sono gli ambiti verso cui dovrebbero guardare ricerca e viticoltura di qualità. In primo luogo è necessario leggere con la lente dell’ecologia del paesaggio i terroir viticoli, per portare biodiversità bisogna avere una visione di sistema, le reti di connessione ecologica devono dipanarsi senza interruzione dalle pianure alla collina, la presenza del bosco è fondamentale: lo hanno capito anche nelle più blasonate zone VQPRD francesi dove oggi si piantano alberi. Ha poi introdotto il tema delle vocazioni territoriali andando ad attingere dalla storia dei paesaggi viticoli per lanciare proposte forti sulle linee di ricerca necessarie anche in termini di miglioramento genetico. Anche per lui le NBT sono irricevibili, il microbioma del suolo un patrimonio da tutelare.

Cristina Micheloni ha evidenziato l’impegno di AIAB sulla viticoltura di qualità, oggi il vino biologico è una realtà di primo piano, le tecniche sono disponibili, le competenze si coltivano anche grazie a investimenti convinti del settore pubblico a favore della ricerca e della co-innovazione, nonchè dell’assistenza tecnica in biologico. AIAB ha sempre messo a disposizione le migliori pratiche con attività formative e dimostrative sul territorio, ha promosso i biodistretti che possono rappresentare un importante occasione di integrazione e cooperazione per introdurre buone pratiche e mitigare gli impatti. Insomma le NBT non servono al biologico e nemmeno alle produzioni di qualità, c’è bisogno di pensare complesso ed essere capaci di costruire strategie, che mettano assieme la conoscenza del territorio con la fisiologia delle piante e dei sistemi ecologici. I sistemi viticoli sono sempre più vulnerabili perché estremamente semplificati, ma bisogna ricostruire diversità e complessità, AIAB non perderà occasione per ricordarlo.