Cos’è e cosa fa la “Rete aziende sperimentali Aiab”?

La rete è costituita da una settantina di aziende, una trentina delle quali coinvolte in modo più stabile. Queste aziende negli ultimi sette anni, pur rimanendo a produrre normalmente per il mercato, hanno preso parte a progetti sperimentali in collaborazione con alcune Università e con il comitato Scientifico dell’Aiab.  Con la partecipazione di chi, nei vari campi, si occupa di assistenza tecnica svolgendo un ruolo importante nel portare l’esperienza in altri luoghi.
Certo, ben diverso è fare sperimentazione in aziende dedicate che non producono per il mercato dove si possono fare esperimenti spesso impensabili in un’azienda che lavora per vendere. Bisogna, insomma, accontentarsi di meno rigore scientifico a vantaggio di un maggiore coinvolgimento degli agricoltori. Ma, come si dice, ‘il meglio è nemico del bene’ e da qualche parte bisogna cominciare per far partire un processo virtuoso.

Su cosa stanno lavorando le aziende della Rete Aiab?

I lavori più importanti nei quali le aziende hanno scelto di impegnarsi riguardano le varietà vegetali. Si tratta di progetti – a volte europei, a volte italiani, a volte locali – che riguardano i cereali (frumento duro e tenero, orzo, ecc.) e alcuni ortaggi come il pomodoro e la cipolla.

Nella zootecnia tutto è più complicato, lungo e costoso. Sul benessere animale ci sono sicuramente belle esperienze ma non ci sono sperimentazioni che possano portare a risultati riproducibili. Il nostro desiderio è quello di lavorare in particolare sui monogastrici, come suini e avicoli, che sono un po’ trascurati anche dalla ricerca convenzionale.

Ci sono poi altri filoni un po’ più specialistici come quello relativo alla rete di aziende che sta lavorando sui sistemi di vinificazione, per ridurre o eliminare l’uso della solforosa, ma non solo.
Una cosa su cui vale la pena lavorare è far si che ciò di cui siamo tutti convinti – che l’agricoltura biologica è più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale – sia sostenuto da argomenti più concreti e fondati. Per farlo occorre mettere a punto un sistema di indicatori di sostenibilità, per esempio sull’energia, sull’acqua, sulla biodiversità, sull’assorbimento di CO2, da utilizzare a livello sperimentale nelle aziende della rete.

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