BIODISTRETTO VAL DI VARA
In riferimento alla notizia pubblicata in maniera deprecabile, fuorviante e imprecisa da un organo di stampa lo scorso 28 gennaio, e ripresa da diversi siti, il Biodistretto Val di Vara ha pubblicato il comunicato stampa della Asl n 5 che toglie ogni dubbio sulla qualità e bontà delle carni biologiche della Val di Vara: “le carni provenienti da tutto il territorio spezzino sono ASSOLUTAMENTE SICURE” .
“In data 28 gennaio 2017 – si legge nel comunicato – compare su pagina locale (Genova) del quotidiano La Repubblica una notizia dal titolo ‘Carni radioattive in Liguria, capi abbattuti nel Biodistretto della Val di Vara’.
Essa viene messa in relazione ad approfondimenti legati ai normali campionamenti condotti da ASL 5 su fienagione destinata ad alimentazione animale; il titolo citato riporta alcune inesattezze:
1 – Non è stato ritrovato alcun livello di radioattività nelle carni
2 – Sono stati macellati due capi bovini in vincolo sanitario al fine di effettuare campionamenti di tessuto osseo da inviare al centro di referenza nazionale per le analisi del caso.
In realtà, lo Stronzio90 è un isotopo radioattivo proveniente dalla fissione nucleare dell’Uranio 235, persistente a lungo nell’ambiente (è nota una sua emivita radioattiva di circa 28 anni); la sua presenza non deriva solo dal fallout di dispersioni accidentali in atmosfera (es. da incidenti di centrali nucleari), ma lo si ritrova anche in impieghi pacifici in medicina e in altri settori. In caso di fissione dell’Uranio 235, si accompagna al contestuale ritrovamento di Cesio 137 e 134, questi ultimi rintracciabili in maggiori quantità e più facilmente indagabili.
A seguito dell’incidente di Chernobyl, nel territorio spezzino (come nel resto d’Italia e di Europa) è stato avviato un monitoraggio ambientale (a cura di ARPAL) ormai più che ventennale e con cadenza semestrale degli isotopi del Cesio, che hanno costantemente fornito risultati favorevoli, così come nelle decine di campioni di alimenti sia di origine animale che vegetale, che tutti gli anni vengono analizzati dalle ASL ai fini di garantire la sicurezza alimentare dei consumatori
Lo Stronzio90 nel recente periodo è stato ricercato da ASL 5 Spezzino a campione nel fieno destinato ad allevamento bovino nel suo territorio, come da Piano regionale integrato di Controllo sulla Alimentazione Animale (a sua volta interconnesso con pianificazione nazionale), con riscontro di positività (intesa come un superamento significativo della media nazionale) in un primo campione, non confermata poi da un secondo campione di fieno che al contrario ha dato esito conforme.
Sono in corso verifiche sia sul primo sia sul secondo campione; esse necessitano di tempi lunghi, legati alle particolari procedure analitiche che servono per la determinazione dell’isotopo Stronzio90
Ad ogni buon fine sono state condotte indagini sulle ossa di bovini sottoposti a macellazione differita in quanto lo Stronzio90 imita il comportamento del Calcio e viene incorporato nel tessuto osseo (e non in quello muscolare, la carne). Non si riscontrano valori che possano costituire alcun pericolo sanitario.
Il consumo di carne proveniente da tutto il territorio spezzino è assolutamente sicuro, come confermato anche documenti scientifico prodotti dall’Istituto Zooprofilattico di riferimento nazionale.
Quanto riscontrato ha comunque indotto ad approfondimenti già effettuati nei mesi scorsi per altre matrici (latte), di cui si attendono gli esiti; un ulteriore piano di approfondimento rispetto a matrici ambientali è in corso di approntamento, quantunque il monitoraggio costante del Cesio 137 (di norma compresente con lo Stronzio90) dimostri che nel territorio spezzino da più di venti anni non esista alcuna situazione di allarme sanitario ambientale.
La situazione dimostra l’attento controllo e la professionalità con cui sono periodicamente svolti controlli a campioni sulla carne biologica della Val di Vara, che si conferma alimento sano e di alta qualità. La serietà e la credibilità degli allevatori della valle, costruite con anni di fatica e lavoro, non meritano di essere neppure intaccate dalla diffusione di dati parziali e non correttamente contestualizzati”.