Da giorni anche nella più grande economia del mondo, dove le colture sono quasi tutti a base di soia, barbabietola da zucchero e mais geneticamente modificati, stanno nascendo discussioni riguardanti le etichette da apporre agli alimenti OGM. Misure di questo genere ma, non ancora attuate sono state già approvate in paesi come Maine e Connecticut e l’Alaska ha adottato, nel 2005, una legge che richiede l’etichettatura di salmone geneticamente modificato.
Ma, altrove sono state respinte misure, in particolare nello stato di Washington, in cui gli elettori hanno fortemente respinto l’etichettatura degli OGM. Dal fronte opposto, i sostenitori dell’etichettatura OGM insistono per avere un maggiore sostegno su questa vicenda. Colin O’Neil del Centro per la Sicurezza Alimentare, ha dichiarato “Ci aspettiamo che sempre più stati applichino questa legge” continua O’Neil ” questo è un problema che è esploso lo scorso anno a livello statale”. A sostenere gli americani che vogliono etichettare gli alimenti OGM c’è anche un recente sondaggio del New York Times, che ha scoperto che il 93 per cento degli americani vuole che gli alimenti contenenti OGM siano etichettati.
E’ evidente che questa questione è ancora in una sua prima fase di sviluppo ma, allo stesso tempo è evidente che non può essere accantonata molto facilmente, in un paese nel quale risiedono la maggior parte delle multinazionali più grandi del mondo che, come si fa, fanno deliberatamente uso di elementi geneticamente modificati. C’è, quindi, ancora molto da fare e l’opinione pubblica si aspetta una risposta chiara, netta e veloce da parte dello stato su questa spinosa questione.
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