Mele dalla forma irregolare, pere con una colorazione non omogenea, foglie di bieta bucherellate costituiscono alcuni esempi tra quei prodotti ortofrutticoli troppo spesso scartati dai consumatori, dai supermercati, dagli agricoltori e dai ristoratori perchè dall’impatto visivo sgradevole.
Se pensiamo che un terzo del cibo prodotto nel mondo (corrispondente, secondo la FAO, a circa 1,3 miliardi di tonnellate) viene perso e con esso, irrimediabilmente, l’intera mole di risorse economiche (circa 400 miliardi di dollari all’anno), umane e temporali che sono servite per la sua produzione, viene spontaneo domandarsi se è ammissibile attenersi ad un criterio meramente estetico piuttosto che nutritivo al momento della scelta di frutta e verdura.
Per abbattere questa perdita smisurata di cibo, è bene sensibilizzare ogni singolo cittadino allo sviluppo di una visione matura e coscienziosa nel momento in cui si acquistano vegetali. Con questo scopo si sta diffondento in varie parti del mondo il “Movimento del Cibo Brutto” (in inglese, the “Ugly Food Movement”). Si tratta di una serie di iniziative promosse, in particolare, in Australia ed in Europa, per cui vengono venduti a prezzi scontati prodotti orticoli esteticamente brutti a causa di ammaccature, dimensioni sproporzionate o forme anomale.
In Germania si sono affermati due progetti: Culinary Misfits che, sotto lo slogan “Mangia tutto il cibo!”, recupera e rivende i prodotti alimentari che verrebbero altrimenti cestinati e Ugly Fruits che invita i consumatori a includere nella propria dieta vegetali dalle forme alternative; in Portogallo, dal 2013, la cooperativa Frutafeia, si adopera per salvare tonnellate di frutta e verdura che non rispettano il gusto estetico preponderante; in Francia, invece, la catena di supermercati Intermarche ha lanciato la campagna Inglorious fruit and vegetables, che offre ai consumatori prodotti alimentari “imperfetti” col 30% di sconto; in Gran Bretagna si è fatto sentire uno dei cuochi britannici più famosi, Jamie Oliver, aderendo alla campagna per i “vegetali storti” (wonky veg), un’iniziativa ben accolta dai supermercati britannici ASDA.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, 220 milioni di tonnellate all’anno rappresenta l’ammontare di rifiuti alimentari prodotti nei paesi industrializzati, corrispondente all’incirca alla quantita’ di cibo prodotta annualmente nell’Africa subsahariana. Allarmata da questi dati, l’Unione Europea ha dichiarato il 2014 come “Anno europeo contro lo spreco alimentare” e messo in atto una serie di azioni atte ad abolire quelle normative che impediscono la vendita di frutta e verdura “imperfetti”, spinta dalla volontà di dimezzare entro il 2025 questo notevole spreco di generi alimentari.
Su tale argomento la FAO ha promosso un’ opera di sensibilizzazione chiamate”SAVE FOOD”. Qui informazioni dettagliate a riguardo e l’elenco dei vari incontri internazionali previsti nel 2015.
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