Si scrive ‘Biodistretto’ si legge ‘produzione bio, valorizzazione del territorio e delle piccole aziende agricole, mense scolastiche biologiche, turismo sostenibile, filiera corta, gruppi di acquisto, agricoltura sociale’ e tante altre azioni che mettono al centro un modello di sviluppo sostenibile del territorio. Nasce oggi ufficialmente, a Roma, la Rete Nazionale dei Biodistretti AIAB, alla presenza della maggioranza dei rappresentanti dei tanti biodistretti italiani.
Quella dei biodistretti è una visione, e un marchio, che AIAB ha lanciato molti anni fa e che adesso in molti stanno copiando declinandola in modi diversi a seconda delle diverse convenienze. Oggi vengono dunque rese pubbliche e ufficiali le linee guida e i requisiti (territoriali, produttivi, organizzativi) per la costituzione di un Biodistretto AIAB.
Il biodistretto è un’area geografica, naturalmente vocata al biologico, dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo dal modello di produzione agricola.
La caratteristica che contraddistingue i Biodistretti AIAB, è la presenza e il protagonismo dei produttori biologici. Deve essere il buon bio, di territorio, che porta vitalità e sviluppo economico locale, a guidare lo spirito di un biodistretto.
“Parliamo dunque – dice Vincenzo Vizioli – di un modello che valorizzi i territori a partire dalle sue produzioni fatte spesso dalle piccole aziende agricole che presidiano da sempre il territorio e che sono oggi ancora più importanti in un momento in cui il biologico sta crescendo oltre ogni aspettativa attirando gli appetiti della grande distribuzione e di chi vede in esso solo un business mettendo in secondo piano l’aspetto del modello di sviluppo sostenibile”
Il Biodistretto AIAB prevede infatti un patto per lo sviluppo del territorio tra mondo produttivo, amministrazioni e società civile per affrontare in modo condiviso la governance del territorio, per lo meno nel settore dell’agricoltura, dell’ambiente e del turismo.
I Biodistretti inoltre sono inoltre luoghi di sperimentazione: verso sistemi di garanzia e certificazione più snelli ed efficaci e metodi economici di produzione e gestione delle risorse naturali più performanti in termini economici, ambientali e sociali.
“Il marchio registrato Biodistretto – dice Alessandro Triantafyllidis, coordinatore della Rete dei Biodistretti AIAB e presidente del Biodistretto ligure della Val di Vara – sarà autorizzato solo ai distretti che fanno parte della Rete AIAB e che aderiscono alle nostre linee guida, e il logo, che sarà abbinato al nome del distretto, potrà essere usato in affiancamento al logo creato dal distretto stesso”.
Oggi si contano poco più di 20 biodistretti AIAB ma Il numero è in costante aumento perché il modello “dal basso” che valorizza il territorio e le piccole aziende bio funziona davvero e piace sempre di più.
La Rete AIAB ha l’obiettivo di aggregare i Biodistretti che si riconoscono nelle linee guida; assistere i biodistretti nuovi che vogliono costituirsi e quelli che già ci sono, nel loro percorso di crescita; fare rete per favorire la rappresentanza verso le istituzioni; promuovere e sostenere il biologico.
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