Quella del padrone che a Terracina minacciava i suoi lavoranti con il fucile e con il coltello puntato alla gola è solo una delle tante orribili storie di sfruttamento e violenza che si svolge nelle campagne italiane, verso lavoratori immigrati.
Si dice che l’agro pontino sia ‘zona difficile’ ma non è difficile sapere che in quella, come in molte altre aree del nostro paese, esiste lo sfruttamento e il caporalato, senza che chi sa denunci.
“La domanda che ci poniamo – dice Antonio Corbari, presidente di AIAB – è quale associazione di categoria, quale CAA, gestisce il fascicolo aziendale di quella che qualcuno si ostina a chiamare ‘impresa’?. Non sarebbe forse giusto che di quel fascicolo se ne disconosca la gestione e che Regione ed Europa richiedano indietro i finanziamenti erogati? Che chi lo ha associato lo denunci? Che chi comprava quei prodotti cambierà fornitore e controllerà meglio? Forse questa, oltre all’arresto dell’ignobile sfruttatore, è una delle risposte convincenti che lo Stato e il mondo agricolo dovrebbero dare”.
Non dimentichiamo però che il problema dello sfruttamento è anche legato alla politica dei prezzi che l’agroindustria e la grande distribuzione praticano. Un problema che sta travolgendo anche il biologico che non vede quasi mai riconosciuto il giusto valore del prodotto.
“Per questo chiediamo al Ministro Lamorgese di affrontare con decisione e urgenza questi temi sui quali AIAB potrà essere al suo fianco. Da parte nostra da tempo diciamo che un prodotto può essere realizzato con la migliore tecnica possibile ma se manca il rispetto di chi lavora non potremmo considerarlo biologico e non avrà mai il nostro marchio garanziAIAB® del buon biologico italia
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