È impensabile attuare le misure di eradicazione previste nel decreto perché non c’è una base scientifica che ne dimostri l’efficacia (in nessuna parte del mondo il tentativo di eradicare il batterio ha avuto successo), e perché si va incontro al rischio reale e concreto di devastare il paesaggio soprattutto in Valle d’Itria dove sussistono vincoli paesaggistici e idrogeologici. Questo è quanto si legge nel documento elaborato da esperti e docenti universitari che hanno partecipato al Tavolo tecnico promosso dalla presidente di Aiab Puglia, Patrizia Masiello, e che si è tenuto nei giorni scorsi.
Una tesi a sostegno della richiesta che AIAB Puglia ha fatto alla presidenza della Regione, all’assessorato alla Agricoltura e a tutti i capigruppo del Consiglio regionale di non abbattere le piante di ulivo e di puntare sulla ricerca per curarle.
Alla relazione hanno lavorato Margherita Ciervo (docente nel Dipartimento di Economia, Università di Foggia); Margherita D’Amico (fitopatologa Cosate, Comitato per la salvaguardia ambiente e territorio della Valle d’Itria); Agostino Di Ciaula (Isde, associazione Medici per l’ambiente); Nicola Giannico (agronomo Aiab); Ivano Gioffreda (associazione Spazi popolari agricoltura organica); Nicola Grasso (docente di Diritto costituzionale, Università del Salento); Roberto Polo (Centro colture sperimentali Valle d’Aosta); Francesco Porcelli (docente Disspa, Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti, Università di Bari); Cecilia Posca (agronoma, Forum agricoltura sociale Puglia); Giuseppe Rosini (presidente Pugliaapi, associazione regionale apicoltori); Palma Sinibaldi (progettista Abap, Associazione biologi ambientalisti pugliesi).
Aiab Puglia, inoltre, ha aperto nella filiale di Banca Etica un conto dedicato* al Decreto Martina per finanziare eventuali ricorsi e danni subiti dai piccoli produttori. “Segnaliamo a questo proposito – dice Masiello – una delle preoccupazioni emerse al tavolo tecnico: la mancanza di un piano progettuale a difesa dei piccoli produttori che temiamo possano essere costretti a svendere le loro aziende riportando la regione a latifondi con colture intensive non autoctone, vedi Leccina e Favolosa. Questo sarebbe in contrasto con le buone pratiche messe in atto dalla Regione Puglia a sostegno di ecosostenibilità e turismo rurale. Vogliamo, inoltre, conoscere i risultati dei 27 studi finanziati in ambito regionale nelle università e negli istituti di ricerca”.
La maggioranza del tavolo tecnico si è espressa per l’abrogazione immediata del decreto Martina perché “non è possibile sottoporre gran parte della nostra regione a una cosi alta pressione chimica, con metodi di lotta a calendario, sconsigliati dalla ricerca scientifica e non previsti neanche dal Pan, il Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei presidi fitosanitari”.
*Iban : IT91Z0501804000000016718280
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