La prima volta che incontrai Claudio, più di dieci anni fa, fu in Aiab nell’allora sede di via Piave a Roma. Venne con Oliviero Arzuffi, fondatore e presidente della Cooperativa sociale Areté, una storica realtà di produzione e commercializzazione ortofrutticola biologica e di cooperazione sociale del bergamasco, attiva soprattutto nel recupero e inserimento lavorativo di detenuti e persone con problemi psichici. Claudio era allora Presidente di Amici di Areté, un’associazione di supporto culturale della Cooperativa. Vennero a proporre ad Aiab di realizzare insieme un progetto che prevedeva attività di formazione di orticoltura biologica per i detenuti del carcere di Bergamo e il successivo inserimento lavorativo nella cooperativa.
All’epoca Aiab aveva in corso diversi progetti negli istituti penitenziari. Il progetto, finalizzato alla costruzione di un modello di impresa agricola biologica con finalità sociali, e cofinanziato dal Ministero dell’Agricoltura, ebbe la durata di due anni e si concluse appunto con l’inserimento al lavoro in Areté di nove detenuti della Casa Circondariale di Bergamo. In quel periodo io mi occupavo di agricoltura sociale per Aiab, e fu così che ebbi modo di conoscere e collaborare a lungo con Claudio, gli amici di Areté e la Rete di agricoltura sociale che Aiab Lombardia stava costruendo. Il progetto coinvolse il carcere ma anche il territorio: altre aziende agricole, associazioni, istituzioni, amministrazioni locali e Università. E fu grazie a quel lavoro e a quella collaborazione che scoprimmo le qualità di Claudio. La sua grande intelligenza politica, la sua visione complessiva, la sua capacità di costruire relazioni umane e sociali, la sua grande concretezza e capacità realizzativa. Una persona che aveva testa e cuore. Claudio, infatti, era una persona molto generosa. Un po’ di anni dopo il rapporto con Aiab si consolidò ulteriormente quando Claudio, insieme ad altri amici di Bergamo, promosse il primo Biodistretto di Agricoltura Sociale, aggregando realtà agricole biologiche cooperative e imprenditoriali, enti locali, associazioni culturali e del volontariato. Il titolo del convegno di lancio del Biodistretto, “Coltivare la sapienza”, la dice lunga sulla “visione” di Claudio. Allora, come ora, AIAB era impegnata nella promozione dei Biodistretti e dell’Agricoltura Sociale.
Claudio e gli amici di Bergamo (impossibile nominarli tutti) ebbero l’intelligenza di metterli insieme: Agricoltura sociale non solo in una singola azienda o cooperativa ma in una dimensione territoriale, per diventare punto di riferimento e di animazione su questi temi nella realtà bergamasca e non solo. Il Biodistretto di Agricoltura Sociale, di cui Bonfanti è stato promotore e presidente, è infatti diventato in poco tempo un punto di riferimento per il movimento democratico di Bergamo.
Una cerniera tra mondo produttivo agricolo, l’associazionismo ambientalista e di impegno sociale, e le istituzioni civili e religiose del ricco tessuto associativo della provincia. Tante le iniziative di valore nazionale del Biodistretto. Tra queste ricordiamo la Biodomenica, il concorso per le scuole superiori della provincia sul tema Lavoro, cibo e democrazia che coinvolse oltre 200 studenti, fino all’iniziativa del 2017 sul G7 agricoltura, alla cui realizzazione il Biodistretto diede un contributo importante e che, tra l’altro, adottò all’unanimità la “Dichiarazione di Bergamo” che sancisce l’impegno dei grandi della terra per politiche agricole capaci di contrastare la fame nel mondo e i cambiamenti climatici. Fu così che il rapporto tra Claudio e Aiab si consolidò fino all’ultimo congresso nazionale che lo elesse negli organi dirigenti dell’associazione.
Claudio era un animatore politico e sociale intelligente e instancabile ma era anche impegnato in prima persona, e in modo riservato, nel volontariato. Pochi forse sanno, fuori dalla comunità bergamasca, del suo impegno settimanale che lo vedeva occupato a consegnare cibo alle mense delle associazioni bergamasche che si prendono cura degli ultimi. Io l’ho scoperto dopo un po’ che lo conoscevo perché, in quel giorno della settimana, nella sua agenda non c’era posto per riunioni o impegni d’altro genere. Da ultimo, a testimonianza del suo impegno ambientale e sociale, la rivista infoSOStenibile l’ha definito nel 2019 “uomo dell’anno della sostenibilità”, un riconoscimento assegnatogli in quanto “uno dei maggiori protagonisti delle reti di impegno ambientale e sociale, oltre che della legge regionale sulla ESS (Economia Sociale e Solidale)”. Una legge di iniziativa popolare che raccolse nel 2019 più di 9.000 firme. Si veda in proposito la bella intervista pubblicata sul numero di Gennaio – Febbraio della rivista in cui si affrontano i temi del cambiamento climatico, di Cop 25, dei nuovi movimenti ambientalisti, delle nuove politiche ambientali dell’Ue, dei movimenti e Distretti di Economia Solidale. (www.infosostenibile.it) Colpiva, inoltre, in Claudio, l’amore per la sua città, per l’arte, la musica e la cultura. Andava di corsa Claudio, aveva sempre mille impegni, eppure trovava il modo, quando andavi a Bergamo, di farti conoscere un angolo della città, della sua storia, della sua cultura, del contesto sociale e, tempo permettendo, anche ……della sua cucina. Una delle ultime volte che sono andata a Bergamo per il Biodistretto, nel 2018 per il concorso delle scuole superiori, mi ha fatto visitare di corsa, mentre mi accompagnava al treno insieme alla sua compagna, l’Accademia Carrara, che raccoglie opere di artisti come Botticelli, Mantegna, Canaletto e di molti altri pittori lombardi e veneti dell’800. Ne era fiero. Poi un ultimo saluto su WhatsApp a marzo scorso. La scomparsa di Claudio è una grande perdita per noi e la sua comunità ma il dolore è attutito dalla consapevolezza che il vuoto che lascia è pieno d’idee e realizzazioni: un’eredità importante che il Biodistretto sociale di Bergamo e Aiab sapranno raccogliere.

Anna Ciaperoni