Decollano da San José, volano sulle piantagioni di cocaina e le cospargono di glifosato. Così le piante muoiono e il commercio illegale della celebre polvere bianca viene arginato. Spesso capita che, durante queste operazioni di nebulizzazione, case, persone, animali e terreni agricoli vengano coperti dall’erbicida targato Monsanto disperso dal vento. Poco importa: nella guerra alla droga gli Stati Uniti non badano ai dettagli.
Gli aerei che trasportano il diserbante sono pilotati da cittadini americani, perché – secondo quel che è stato detto al Guardian – i colombiani non sono abbastanza esperti per spruzzarlo con precisione sufficiente.
Sono vent’anni che gli Stati Uniti, con il beneplacito del governo di Bogotà, inquinano aria e terra in Colombia per fermare la produzione di cocaina. Senza peraltro aver fatto progressi: il glifosato non è riuscito ad eradicare il business della coca, ma invece ha distrutto migliaia di ettari di terreni agricoli legalmente coltivati da migliaia di campesinos, afrocolombiani e indigeni. Il disastro ambientale provocato dagli americani è gravissimo: oltre alle terre, l’inquinamento ha colpito l’acqua e l’aria. Le piantagioni di cocaina sono state spostate al riparo della foresta, in aree dell’Amazzonia ricche di biodiversità che adesso è minacciata.
La disperazione delle popolazioni è palpabile: per chi vive di agricoltura significa perdere ogni cosa, quando va bene. Quando va male, come spesso accade, ci si ammala e si muore, adulti e bambini. Sono stati riscontrati innumerevoli casi di mal di testa, vomito, irritazioni agli occhi, eruzioni cutanee e bruciature, avvelenamento, oligospermia, di aborti spontanei, perdita di capelli, problemi respiratori, cancro ai polmoni, deformazioni fetali, distruzione dei globuli rossi e disturbi della salute mentale. Storie che si ritrovano nei dati raccolti da Daniel Mejia, presidente dell’Advisory Commission on Narcothics Policy per il governo colombiano.
Da quando, nel marzo scorso, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS (IARC) ha definito il glifosato come «probabilmente cancerogeno per l’uomo» (attirandosi gli strali della Monsanto), il Ministero della Sanità colombiano ha raccomandato la «sospensione immediata» del suo utilizzo per questa guerra alla droga. Lo stesso presidente, Juan Manuel Santos, sembra essere d’accordo: lo ha dichiarato in televisione e ai giornali, specificando che «dobbiamo trovare strategie più efficaci e che provochino meno danni all’ambiente e alla salute pubblica». Il Consiglio nazionale narcotici si riunirà venerdì. Resta da vedere se avrà la forza di imporre il divieto dell’erbicida e farlo digerire agli Stati Uniti.
Fonte: Francesco Paniè – Rinnovabili.it
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