Con quasi nove famiglie italiane su dieci (89%) che hanno acquistato almeno una volta prodotti biologici nell’ultimo anno, la frutta e verdura biologiche entrano nel Paniere di riferimento ISTAT per la rilevazione dei prezzi al consumo nel 2023. Una conferma di una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso la sostenibilità nel piatto.
L’aggiornamento annunciato dall’Istituto Nazionale di Statistica comprende l’inserimento di arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle, rigorosamente bio.
Secondo le ultime analisi il valore degli acquisti di prodotti biologici ha superato i 3,9 miliardi di euro. Del resto la crescita del settore si attesta come fenomeno di tutta Europa, se pensiamo che stando alle conclusioni del ‘Market Brief on organic farming’ sull’agricoltura biologica pubblicato dalla Commissione europea.A fronte della crescita della produzione, le vendite al dettaglio di prodotti biologici sono raddoppiate nell’Ue tra il 2015 e il 2020.
Inoltre, la percentuale di terreni agricoli nel vecchio continente coltivati con metodo bio è aumentata di oltre il 50% nel periodo 2012-2020, con un incremento annuo del 5,7%. Nel 2020, in Europa 14,8 milioni di ettari di terreno sono stati coltivati a bio, pari al 9,1% della superficie agricola europea, e a quasi il 20% delle superfici coltivate a bio in tutto il mondo.
C’è anche da segnalare come, secondo i dati della Rete d’informazione contabile agricola (Rica) dell’Ue, le aziende agricole biol spendono molto meno fertilizzanti e pesticidi arrivando a risparmiare il 75-100% sui costi dei prodotti fitosanitari per ettaro e il 45-90% sui costi dei fertilizzanti per ettaro rispetto alle aziende agricole convenzionali.
Per tutti questi motivi diventa sempre più necessario rendere operativo al più presto il piano d’azione nazionale e promuovere il Marchio biologico italiano, urgenza ribadita in un incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra il presidente di Aiab Giuseppe Romano e il sottosegretario D’Eramo a cui è stata recentemente assegnata la delega sul biologico
Il marchio Made in Italy Bio, può favorire la realizzazione di filiere di biologiche 100 per cento nazionali e al giusto prezzo; del sistema di assistenza tecnica (innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori) per aumentare in quantità e qualità le produzioni e favorire la conversione al biologico e dell’attività di comunicazione e informazione ai cittadini sui valori ambientali dei prodotti biologici.
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