“Gli esperti scientifici dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) hanno studiato le cause della celiachia e hanno elaborato uno strumento per lo screening delle proteine presenti negli alimenti e negli ingredienti alimentari che potrebbero causare i sintomi nei pazienti. Tali strumenti potrebbero essere utili anche in vari ambiti della sicurezza alimentare”. È quanto annunciato dall’Autorità lo scorso dicembre, in un approfondimento dedicato disponibile sul sito.
Cos’è la celiachia?
Secondo gli studi, circa lo 0,7% della popolazione dell’UE soffre di celiachia, anche se in realtà molti casi non vengono segnalati. “La celiachia – ha spiegato l’EFSA – è causata da una reazione immunitaria scatenata dal glutine, una proteina presente negli alimenti contenenti grano, orzo o segale. I sintomi variano parecchio e comprendono mal di stomaco, diarrea, malassorbimento, carenza di ferro (anemia) e/o osteoporosi. L’unica terapia possibile è una dieta priva di glutine vita natural durante”.
Il Prof. Frits Koning, membro del gruppo di lavoro dell’EFSA che contribuisce a valutare l’allergenicità delle piante geneticamente modificate (GM), nelle sue ricerche ha studiato come si sviluppa ed evolve la celiachia: “i pazienti celiaci – ha spiegato – hanno tutti in comune una o due molecole, chiamate HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Si tratta di recettori che legano efficacemente tra loro i frammenti di proteine di glutine. Questo legame permette il riconoscimento del frammento di glutine da parte del sistema immunitario, scatenando la celiachia”.
Lo strumento sviluppato dall’EFSA si chiama “preDQ” e può essere utilizzato su qualsiasi proteina destinata all’alimentazione. “Nel nostro gruppo di lavoro – si legge nella nota dell’EFSA – abbiamo sviluppato un modello matematico e un’applicazione per prevedere il modo in cui il glutine degli alimenti si lega a questi recettori, noto come ‘legame peptidico‘. Lo strumento ci permette di valutare le proteine di piante, animali o microrganismi utilizzate nei nostri alimenti prima di includerle nella dieta“.
“Utilizziamo lo strumento per esaminare la sequenza aminoacidica primaria della proteina, onde prevedere se il legame tra i frammenti della proteina avrà luogo o meno – ha dichiarato il Prof. Koning -. Se lo strumento predice la possibilità del legame, la proteina può rappresentare un rischio per i pazienti celiaci”.
Attualmente gli esperti dell’EFSA utilizzano il preDQ nelle loro valutazione delle piante GM, ma “potenzialmente potrebbe essere utilizzato per lo screening di qualsiasi proteina, ad esempio nei nuovi alimenti, negli enzimi di alimenti e mangimi, nei contaminanti e negli alimenti o mangimi GM – spiega ancora l’Autorità. – Lo strumento potrebbe essere utilizzato anche al di fuori dell’EFSA dai produttori, per analizzare in anticipo le piante coltivate ottenute con tecniche di miglioramento genetico”.
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