Il bio rimane protagonista della transizione ma le sfide future ci chiedono di alzare l’asticella

Una visione futura che alzi l’asticella dei parametri che finora hanno caratterizzato il  settore del biologico e che includa ulteriori criteri di sostenibilità, di equità e giustizia sociale e del lavoro. Un concetto di benessere a tutto tondo che metta insieme il benessere della terra, degli animali, dei territori e delle persone. Perché non ci può essere una terra in salute se non lo sono anche tutti i suoi abitanti. In questo cammino verso un mondo che cambia molto velocemente e che ci mette davanti a sfide sempre nuove, l’agricoltura biologica assume un ruolo sempre più determinante e che ha bisogno di essere rappresentato nei suoi valori portanti di fronte alla politica, ai consumatori e al mondo produttivo.

In estrema sintesi è questo il principale messaggio lanciato dal Congresso di AIAB che lo scorso primo giugno ha rinnovato le sue cariche e delineato il suo programma futuro, intorno al claim: Dal “One Health a One Welfare”.

Giuseppe Romano, riconfermato presidente dopo i suoi primi 4 anni al vertice dell’associazione, ha  esortato le rappresentanze presenti a misurarsi con standard e parametri di sostenibilità che vadano oltre a quella ambientale e comprendano altri valori fondativi del biologico.

“Siamo rimasti fermi sulla parte di produzione primaria – ha detto il presidente AIAB – ma ci sono altri valori da certificare, da portare all’attenzione del consumatore. Mi riferisco a quelli legati ai concetti di biodiversità ed etica del lavoro. Su questi valori altri sistemi sono andati più avanti di noi, dobbiamo avere il coraggio di complicarci di più la vita e certificare anche altri pezzi più scomodi, altrimenti rischiamo di rimanere indietro rispetto ad altri standard che stanno guadagnando fette di mercato. Per fare questo servono formazione, aggiornamento e professionalità dei tecnici, tutti aspetti su cui continueremo a lavorare insieme alle aziende. Infine, dobbiamo combattere fermamente e con determinazione le azioni di greenwashing, sensibilizzando i consumatori a distinguere tra cosa è davvero sostenibile e biologico e cosa invece ha un vestito ‘verde’ ma sotto il vestito non c’è niente”.

Il congresso ha confermato, oltre al presidente uscente, anche le altre cariche: Monica Coletta vicepresidente e Luis Urra Hernandez vicepresidente/ tesoriere  e per il Consiglio direttivo, Cristina Micheloni presidente e Vincenzo Vizioli vicepresidente.

Al Congresso hanno partecipato relatori illustri come Nicoletta Dentico, giornalista e comunicatrice,  che ha diretto Medici Senza Frontiere e ha coordinato per l’Italia la Campagna per la Messa al Bando delle Mine che ha parlato dell’umanità come  “una minaccia per la sua stessa sopravvivenza. E lo dimostrano – ha detto –  le tante crisi e il degrado irreversibile dell’ecosistema che stiamo vivendo. Serve cambiare il paradigma – ha aggiunto Dentico – e in questo contesto l’agricoltura biologica ha un ruolo importante. L’agricoltura lo sa che ogni intervento, anche piccolo, può produrre un risultato significativo”. Dentico si è poi rivolta direttamente ai produttori bio di AIAB sottolineando l’importanza del ruolo che essi svolgono.  “il vostro lavoro – ha detto – rigenera tutto l’ecosistema e può salvarlo. Siete voi che ci aiutate ad affrancarci dalla globalizzazione e dalla standardizzazione”. La ricetta per cambiare paradigma, secondo Dentico, è “rivitalizzare le attività produttive locali, fare un economia centrata sul territorio e sulle persone, svolgendo un’azione sociale ed educativa”.

Nella giornata congressuale sono stati sviscerati i temi del One Health in 4 tavoli tematici coordinati da esperti: Il benessere del suolo, il benessere animale e degli ecosistemi che  si traduce in benessere dei territori e delle persone e deve essere al centro delle politiche e azioni di supporto al cambiamento verso sistemi agricoli realmente sostenibili.

Per il benessere animale, l’adozione di strategie e buone pratiche può rilanciare l’allevamento biologico trasformando il problema ambientale di filiere animali insostenibili in risorsa essenziale dell’organismo azienda e del territorio.  Poiché le filiere animali sono tra le più critiche in particolare per animali monogastrici, AIAB presidia questo tema come ha dimostrato mettendo in campo giornate tecniche, webinar e seminari del progetto PPILOW. E’ necessario sensibilizzare la cittadinanza su tutte le fasi in cui il benessere animale è messo a rischio, scegliere razze a lento accrescimento, meglio se autoctone, garantire un’alimentazione locale, accesso alle aree aperte e qualità di vita agli animali e agli operatori. Tutti elementi alla base di un prodotto biologico.

Il benessere sociale e delle persone è quello a cui guarda AIAB attraverso un’agricoltura biologica che tuteli la salute individuale a partire dalle fasce più deboli attraverso la produzione e la distribuzioine di cibo sano, anche nella ristorazione collettiva (mense scolastiche, ospedaliere, ecc) contribuendo a mantenere un ambiente più salubre e non tossico. Un terreno fertile  (è proprio il caso di dirlo) per iniziative che, a partire dall’agricoltura sociale, possano arrivare alla costruzione di comunità resilienti e di consumo consapevole a sostegno della sovranità  alimentare e del contrasto al cambiamento climatico.

Riconoscere il valore e lavorare per il benessere del suolo e della sua ricchezza, nutrire la terra per nutrire la pianta, produrre alimenti sani e buoni per chi li mangia e per l’ambiente in cui sono coltivati, significa cogliere l’essenza del metodo di agricoltura biologica che entra in relazione con il concetto One Welfare e One Health. Se lo stravolgimento del clima mette a rischio il benessere di tutti a partire dai più fragili, la cura della terra e le relative scelte agronomiche sono la vera innovazione per il contrasto ai cambiamenti climatici. I maestri ci hanno insegnato a trattarla come un organismo vivente, avendone cura a partire dal cuore del suo metabolismo: la sostanza organica.  Così la terra per coltivare, per allevare, per costruire paesaggio tramite la biodiversità coltivata, diventa il filo conduttore che lega il benessere di tutti.

Infine, il benessere dei territori che mette al centro, attraverso i Biodistretti,  la sostenibilità delle attività economiche e la vitalità delle comunità rurali che ci vivono.  Un patto tra produttori biologici, comunità locale e operatori economici e turistici e pubbliche amministrazioni in un’area vocata alla produzione biologica che diventa strumento di qualità paesaggistica, agrobiodiversità, cultura e coesione sociale conciliando tradizione e innovazione. I Biodistretti rappresentano una grande opportunità e un potente strumento di governance e di welfare a favore delle comunità rurali su cui AIAB può puntare. Attenzione però alle imitazioni e al proliferare di finti distretti del cibo che puntano solo ad operazioni di marketing e non certo a sostenere i valori di cui AIAB, promotrice sin dall’inizio di questo strumento, da sempre si fa portavoce.

“Ci troviamo – ha detto Romano a conclusione del Congresso – in una situazione socio-politica decisamente complessa per il mondo dell’agroalimentare e in particolare per quello bio. In questo contesto è fondamentale una rappresentatività chiara, netta e decisa del settore, una rappresentatività che solo AIAB, in qualità di organizzazione a base associativa esclusivamente di produttori biologici, può fornire. Siamo sì una realtà complessa ed eterogenea, ma di questo ne facciamo un vanto, rappresentando anche istanze di tecnici e consumatori che generano un plusvalore da presentare ai tavoli ministeriali”.

Quello tra AIAB e il ministero dell’Agricoltura è stato un rapporto che in questi anni si è molto consolidato e strutturato, dando frutti importanti, come ad esempio il dm sui distretti biologici, che valorizza e istituzionalizza un’idea di AIAB.

“Avvertiamo sempre più forte la necessità – ha detto Romano – di strutturare le rappresentanze del settore, di trovare sintesi anche in condizioni decisamente complesse affinché la voce del biologico sia unitaria sui tavoli e tutto il settore ne possa beneficiare. AIAB vuole essere quindi il fulcro su cui creare queste nuove sinergie, essendo un soggetto con una base associativa esclusivamente impegnata nel settore biologico, senza dinamiche extra settoriali ed esigenze di rappresentanze diverse”.

“Tra le cose per cui ci stiamo battendo oggi – ha concluso il presidente – c’è il Piano sementiero, una questione centrale per il mondo del bio che sarà messa al centro delle attività dell’organizzazione”.

AIAB a Congresso ha dunque confermato il proprio impegno nel tenere al centro del cambiamento l’agricoltura biologica e nel perseguire obiettivi di benessere e sostenibilità tramite strategie ed azioni coordinate e basate su una visione di lungo periodo. Oltre a questo ci sarà un lavoro per il biologico che potrà interessare il regolamento europeo sul bio, la sua applicazione pratica in Italia, valutando l’introduzione di elementi di innovazione per rendere il marchio europeo una certificazione al passo con i tempi.  L’ appello ai nuovi eletti in Europa è dunque quello di prestare attenzione alle politiche per l’agricoltura biologica e per l’ambiente, recuperando il meglio lo spirito del Green Deal e respingendo insostenibili richieste di deregulation.