“Lamberto Frescobaldi non ha chiaro che gestire un’azienda con ‘metodo biologico’ significa adottare tutti i principi della sostenibilità e che non si può parlare di sostenibilità senza il metodo bio”. Così AIAB risponde alle dichiarazioni del nuovo presidente dell’Unione italiana vini, che con argomenti improbabili, è arrivato a dire che biologico e sostenibilità possano essere addirittura in contrapposizione attribuendo al biologico la responsabilità di maggiori emissioni di CO2.
“Ci pare che Frescobaldi contribuisca a fare confusione, in primis nei confronti dei consumatori verso cui abbiamo il dovere di fare chiarezza. Il non utilizzo di prodotti di sintesi – dice Giuseppe Romano, presidente di AIAB – è una delle conseguenze del metodo bio e non il punto di partenza, come ancora alcuni credono; a testimoniare i traguardi raggiunti ci sono tanti vignaioli biologici di successo.
L’oggetto della certificazione non è il prodotto bio ma il metodo con cui l’azienda produce ed è basato sulla conservazione o il ripristino dell’equilibrio dell’agroecosistema, preservando la biodiversità, la fertilità e la qualità dei suoli. Il biologico agisce in prevenzione, proprio per questo consente di fare a meno della chimica di sintesi, non solo nella difesa dai parassiti e dalle malattie, ma anche nel controllo della flora spontanea, trasformando le “malerbe” in preziose alleate. Lo stesso avviene anche nella fertilizzazione e in cantina, se parliamo di vino”.
E’ proprio l’applicazione del metodo di coltivazione biologico che, lavorando sull’equilibrio pianta-suolo-ambiente, consente una maggiore resilienza e capacità di adattamento al cambiamento climatico, un minore uso della risorsa idrica e dell’impatto ambientale. In agricoltura biologica la ricerca, talora orfana del sostegno delle istituzioni, ha fatto passi avanti anche nelle strategie di difesa che, ricordiamolo, sono solo parte delle azioni da mettere in campo.
Tornando alla tutela dei suoli e del terroir, l’applicazione del metodo biologico è uno strumento che consente ai vignaioli biologici di raggiungere alte espressioni di tipicità, quelle che i consumatori apprezzano. Forse anche questo sfugge al neopresidente, i viticoltori biologici sono tanti e nei territori vocati lo dimostrano con esempi eccellenti.
Sfugge anche a Frescobaldi l’importanza di lavorare e vivere in un ambiente meno contaminato come avviene nei biodistretti, dove i vigneti condotti in biologico rappresentano oltre il 50% della superficie. I biodistretti , codificati da AIAB oltre 12 anni fa, sono uno strumento a disposizione dei territori e delle comunità e la condivisione delle competenze ha sostenuto l’adozione del metodo bio da parte di nuovi produttori rafforzando la capacità di innovazione del comparto.
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