AIAB, insieme all’Ordine degli Agronomi e Forestali della provincia di Roma (Odaf) e alla Federazione Dottori in Scienze della Protezione Aninale (Fidspa) scrivono al ministero della Salute e a quello dell’Agricoltura esprimendo forti preoccupazioni in merito alla situazione di allarme che la peste suina sta generando. Le 3 organizzazioni ricordano che la peste suina africana è pericolosa solo per maiali e cinghiali con una mortalità vicina al 100%, e sottolineano il dato oggettivo cioè che ad oggi sono stati rinvenuti poco più di 100 capi di cinghiale infetti e nessun suino domestico.
“Purtroppo però sono proprio gli allevamenti estensivi, bradi o semi bradi quelli cioè che allevano secondo natura, più attenti e rispettosi del benessere animale come quelli biologici ad essere in forte stress a causa delle ipotesi di restrizioni se non di soppressioni preventive dei capi sani solo perché ricadenti in areali a rischio” dichiara Giuseppe Romano presidente di AIAB
Secondo le tre organizzazioni è urgente potenziare le azioni di prevenzione, riducendo in modo mirato e oculato la popolazione di cinghiali e gestendo in modo accurato gli scarti alimentari. “Soprattutto – dice Romano – è fondamentale scongiurare gli abbattimenti preventivi dei suini che si sono di fatto dimostrati inutili nel contenimento dell’epidemia e che avrebbero come unico risultato l’impoverimento settore zootecnico sia dal punto di vista genetico che economico”.
Per leggere la lettera indirizzata ai membri del governo interessati e contenente l’elenco dettagliato delle soluzioni proposte dalle 3 associazioni, clicca qui
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