Il cambio di paradigma che dovrebbe accompagnare la ripartenza post COVID stenta a materializzarsi. Alla ricerca del green new deal l’agricoltura si perde tra i crediti di carbonio e l’economia circolare del Piano Colao mentre il Piano Rilancio in nove punti non va molto oltre l’Agricoltura 4.0 dietro alla quale purtroppo sembra celarsi il nulla: perché?
Piano Rilancio e Colao dovrebbero porre le basi di una vera ripartenza ma non mettono sufficientemente in discussione il modello di sviluppo predatorio che è alla base delle emergenze sanitarie, climatiche ed ambientali che tormentano il pianeta. Addirittura nel Colao l’agricoltura è ricordata solo per il Registro dei Crediti di Carbonio, per l’utilizzo delle acque reflue (degli allevamenti intensivi) e per i tempi di pagamento (da ridurre) dei produttori agricoli. Giusto ma poco. La politica oggi porta sulle spalle una responsabilità enorme di cui deve essere consapevole e invece di affrontare strategicamente una realtà complessa lancia slogan e comunica soluzioni facili, che non esistono.
“Ma davvero vogliamo ripartire da qui?”. Si domanda Antonio Corbari, presidente di AIAB. “Davvero vogliamo trattare l’ambiente in modo così marginale da metterlo addirittura nelle stesso capitolo delle Infrastrutture? Davvero non si capisce l’importanza di un’agricoltura pulita, in un Paese in cui la Superficie Agricola è il 43% del territorio nazionale (12,9 milioni di ettari sui 30 milioni totali)? Davvero l’agricoltura biologica, che non è uno slogan ma un modello e un metodo certificato di produrre cibo, non è neanche nominata? Si arriva a capire che vivere in un ambiente non inquinato e mangiare un cibo sano aiuta a prevenire le malattie?”
L’agricoltura è il settore produttivo più pervasivo sul territorio e quella industriale ha un altissimo impatto ambientale. Una transizione agro-ecologica fondata sull’agricoltura biologica, è l’unica strada per produrre cibo di qualità tutelando le acque dall’inquinamento, i suoli dalla desertificazione contrastando la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico. L’agricoltura biologica mantiene paesaggi ad alto valore ecologico, è volano di sviluppo ed è il miglior contrasto al consumo di suolo: ma tutto questo nel Piano Colao è irrilevante mentre “Progettiamo il Rilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri” procede per slogan proponendo una “Agricoltura 4.0”, buona per tutti i gusti e non meglio identificata. Sia chiaro siamo favorevoli al superamento del digital divide e l’agricoltura biologica si avvale anche di tecniche e tecnologie innovative, ma per il green new deal il modello agricolo da seguire è quello biologico, la digitalizzazione serve ma non basta.
Il modello bio è visione mentre la tecnologia è strumentale e non ha valore di per sé.
Ricordiamo al Governo che l’agricoltura bio è di per sé un modello di sviluppo che crea economia: Il mercato del bio è in continua espansione e nei mesi difficili del lockdown è addirittura cresciuto, l ‘agricoltura biologica e i sistemi di trasformazione dei prodotti che ne derivano hanno un alto tasso d’innovazione, prevedono l’implementazione delle filiere locali, lo sviluppo dei territori e il rispetto dei lavoratori. Infine, ma non certo per importanza, il bio, che forse qualcuno immagina ancora come realtà bucolica un po’ retrò, guarda al futuro e punta su una Ricerca e un’Innovazione quanto mai necessarie e spesso messe a disposizione open source. Il biologico è una soluzione per l’ambiente, l’economia, l’aumento di posti di lavoro qualificato, la salute dei cittadini.
“Avevamo tutti creduto – dice Corbari – che l’emergenza avrebbe portato un cambiamento radicale della visione del mondo. Probabilmente ci siamo illusi. Le soluzioni che il governo propone sembrano andare nella direzione opposta a quella che il Pianeta ci sta chiedendo. Un vero peccato. L’agricoltura biologica nel Piano è una sconosciuta, se partiamo così cosa possiamo aspettarci quando finalmente si metterà mano al Piano Strategico nazionale previsto dalla PAC?”
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