“Sono sempre perplesso quando si contrappongono le esigenze degli agricoltori a quelle dell’ambiente”. Così ha aperto il suo intervento Giuseppe Romano intervenuto al webinar “Aspettando Rivoluzione Bio 2021” che si è svolto lo scorso 22 luglio e che ha approfondito il tema del biologico nel nuovo Piano Strategico Nazionale nel quadro della nuova PAC, fra ecoschemi e PSR regionali.
Nell’incontro AIAB e Federbio hanno espresso una posizione univoca: bisogna alzare l’asticella e puntare a raggiungere il 30% di SAU biologica entro il 2027. Insomma arrivare in anticipo sulla scadenza del 2030 che vuole tutta l’Europa allineata sul 30% di SAU.
E oltre all’aumento delle superfici puntare all’aumento dei consumi, con un piano di comunicazione verso i consumatori, e sostenere e rafforzare ricerca e innovazione.
Un ruolo determinante è quindi rimesso al Piano Strategico Nazionale che deve essere presentato entro il 31 dicembre.
“Una scadenza dietro l’angolo – ha detto Romano – che se non viene affrontata con le giuste intenzioni rischia di vedere una sintesi grossolana degli obiettivi e dei compromessi al ribasso. Anche perché il Tavolo di partenariato è stato convocato una sola volta. Già ci siamo fatti superare da altri Stati membri in termini di superficie (abbiamo infatti perso la leadership europea anche se manteniamo quella del numero di aziende e dell’export), non possiamo ora perdere questa opportunità”.
In questi mesi stiamo programmando la politica dei prossimi 10 anni e non possiamo non essere ambiziosi. Finora abbiamo optato per portare la conversione sul primo pilastro, una scelta maturata anche per dare a tutti una possibilità.
Tutte le aziende che vogliono convertirsi trovano negli ecoschemi un pezzo di questo percorso. L’obiettivo infatti non è quello di mantenere lo status quo ma quello di evolvere. Per questo deve esserci spazio per tutti, anche per altri tipi di ecoschemi e di produzioni. L’importante è che siano sostenibili. Non è pensabile, insomma, che un ecoschema possa consentire l’uso del glifosate”.
Riguardo alla certificazione non se ne mette in dubbio la centralità e l’importanza ma non si può pensare che i costi d ricadano sull’azienda che produce in modo sostenibile, né tantomeno sul consumatore.
“Insomma nei prossimi mesi si giocherà il futuro del biologico ma anche di tutta l’agricoltura italiana e del futuro ambientale del nostro paese. Il bio, infatti, non può più essere più considerato una nicchia ma un comparto nazionale di grande rilievo, una chiave essenziale per il nostro futuro”.
Al dibattito, promosso da Sana, e moderato da Angelo Frascarelli, del Dipartimento Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, hanno preso parte oltre a Giuseppe Romano di AIAB e Maria Grazia Mammuccini di Federbio, anche Paolo De Castro, Coordinatore del Gruppo dei Socialisti e Democratici in Commissione Agricoltura, Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna, Camillo Zaccarini Bonelli, di ISMEA, Giuseppe BLASI, Capo Dipartimento DIPEISR Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Ha chiuso l’incontro Francesco Battistoni Sottosegretario di Stato Politiche agricole alimentari e forestali che ha ribadito l’importanza del bio nella visione del ministero.
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