I nuovi dati di Waste Watcher

Gli italiani sono diventati più spreconi nel 2024: lo rivela il Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International, presentato in occasione dell’11^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio).
Come spiegato dall’Osservatorio (qui i dettagli), “si passa da 75 a quasi 81 grammi di cibo buttato ogni giorno pro capite (80,9 grammi, per l’esattezza) e da 524,1 grammi settimanali nel 2023 a 566,3 grammi settimanali nel 2024”. In Italia, quindi, lo spreco è aumentato dell’8,05% rispetto a un anno fa e costa circa 290 euro annui a famiglia.
Il Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” è realizzato per la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna Distal, con la direzione del professore di economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna, e con il coordinamento del docente Unibo Luca Falasconi.

Dove si spreca di più?

Secondo quanto emerso dall’indagine, si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) e meno nei piccoli centri. Inoltre sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%).
E vale oltre 13 miliardi di euro, per l’esattezza 13.155.161.999, lo spreco complessivo di cibo in Italia: “un dato vertiginoso – commenta l’Osservatorio – che include lo spreco a livello domestico (oltre 7miliardi e 445 milioni), quello nella distribuzione, che vale circa la metà (quasi 4 miliardi di euro), oltre allo spreco in campo e nell’industria, molto più contenuto”.

Un focus sulla sicurezza alimentare

Per la prima volta Waste Watcher International ha analizzato i dati anche sul piano della sicurezza alimentare in Italia, usando l’indice FIES (Food Insecurity Experience Scale), che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente.
Il quadro emerso è preoccupante: “dal punto di vista socioeconomico – spiega l’Osservatorio – il ceto che si autodefinisce “popolare” (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”) e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione, dati Istat) presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana”.
Le disparità geografiche sono evidenti: “il sud registra un aumento del 26% di insicurezza alimentare rispetto alla media nazionale, mentre il nord e il centro mostrano scostamenti negativi del 14% e 7%, rispettivamente”.