Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che è stato presentato dal Governo l’emendamento alla manovra economica che istituisce mense scolastiche biologiche certificate per favorire la diffusione e l’utilizzo di prodotti biologici.
L’emendamento istituisce un fondo da 44 milioni di euro fino al 2021 (10 milioni di euro l’anno a regime), che sarà gestito dal Ministero delle politiche agricole, per ridurre i costi a carico degli studenti e realizzare iniziative di informazione e promozione nelle scuole.
La norma prevede che le scuole che vorranno attivare il servizio di mensa biologica dovranno inserire le percentuali minime di utilizzo di prodotti biologici, dei requisiti e delle specifiche tecniche fissate dal Ministero delle politiche agricole insieme al Ministero dell’Istruzione.
L’argomento è stato ripreso anche da IO DONNA che ha intervistato Paola Trionfi, nutrizionista che da anni collabora con AIAB per il settore della ristorazione sostenibile.
Mense scolastiche e biologico: facciamo il punto
Articolo di Giada Salonia su IO Donna
È in arrivo un fondo da 44 milioni di euro, gestito dal Ministero delle politiche agricole, per introdurre mense biologiche certificate nelle scuole italiane, dagli asili nido, fino alle secondarie di primo e secondo grado. La notizia è di questi giorni: con emendamento alla manovrina presentato dal Governo e promosso dal ministro Maurizio Martina, condiviso con i ministri Fedeli e Lorenzin e il Sottosegretario Boschi.
«Per la prima volta avremo mense scolastiche biologiche certificate. Un risultato importante che si inserisce nella nostra strategia per promuovere modelli agroalimentari più sostenibili e garantire ai nostri figli un’alimentazione più sana anche nelle scuole. Il fondo che abbiamo previsto sarà utile proprio a rendere più accessibili i servizi e a proseguire le azioni di educazione alimentare che abbiamo iniziato con Expo Milano. L’Italia è leader del settore biologico in Europa, con più 60mila operatori e 1,5 milioni di ettari coltivati. Con questo provvedimento dimostriamo ancora una volta di essere all’avanguardia e di rappresentare un laboratorio di buone pratiche da condividere a livello internazionale», commenta il ministro Martina.
Secondo gli ultimi dati pubblicati su Tutto Bio 2017, l’annuario del biologico pubblicato da BioBank, sono 1288 le refezioni scolastiche nazionali che hanno introdotto alimenti biologici nei loro menù. Tra queste, 300 utilizzano almeno il 70% di materie prime bio.
«La lunga marcia delle mense bio parte all’inizio degli anni 90 e, attraverso fasi alterne, si è stabilizzato a un buon livello. Accanto a situazioni virtuose che utilizzano materie prime biologiche per il 95%, ne troviamo altre con quantità variabili in cui la percentuale cambia in maniera considerevole», spiega Paola Trionfi, nutrizionista che da anni collabora con AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) nel settore ristorazione sostenibile.
Stiamo parlando di refezioni pubbliche, entrano in gioco anche la preparazione, la sensibilità ai temi di sostenibilità delle amministrazioni e, di conseguenza, la tipologia del capitolato di appalto stilato. Negli ultimi 15 anni quasi tutte le regioni hanno legiferato per la promozione dell’agricoltura biologica e alcune anche per incentivare i consumi biologici. Con il decreto ministeriale del 25 luglio 2011 del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare sono stati adottati i Criteri Ambientali Minimi (CAM) da inserire nei bandi di gara della Pubblica amministrazione per l’acquisto di prodotti e servizi, tra questi anche la ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari. Questo decreto è parte integrante del Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione, ovvero Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PANGPP), e il nuovo codice degli appalti ne promuove l’obbligatorietà anche nella ristorazione collettiva.
«È un decreto importante: se prima l’adesione al Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale degli acquisti della Pubblica Amministrazione era un suggerimento, una possibilità, e l’applicazione dipendeva dalle scelte dell’Amministrazione locale, diventerà ora obbligatoria nei nuovi bandi di gara. E dato che la sostenibilità delle produzioni alimentari è legata alla tecnica agronomica di produzione, è prevedibile un impulso notevole al settore di produzione biologico, sostenibile per eccellenza, come riconosciuto dalle più autorevoli agenzie internazionali», sottolinea l’esperta.
«È in atto un accurato lavoro istituzionale di definizione dei parametri di applicabilità, in armonia con la produzione nazionale e locale, indispensabile per coniugare freschezza e qualità delle produzioni, riduzione degli impatti del trasporto, sostegno alle produzioni locali, valorizzazione delle tipicità e della biodiversità. La ristorazione collettiva ha così l’opportunità di promuovere benessere e salute, esempio di buona pratica nutrizionale ed ecologica e, strumento di rilevanza sociale per la tutela del territorio e della biodiversità», sottolinea Paola Trionfi.
Ne è un esempio Milano Ristorazione, la società che dal 2001 gestisce la ristorazione collettiva per il Comune di Milano, che ha iniziato a introdurre prodotti bio dal 2011/2012, ma il mercato interno non era ancora pronto a rispondere a una domanda importante come quella dello scolastico che a Milano serve 80000 pasti al giorno.
«Negli ultimi 3 anni, invece, il mercato si sta evolvendo, vuoi per la spinta della domanda, vuoi per una scelta autonoma di Milano Ristorazione supportata dal Comune anche in termini economici, vuoi per l’introduzione dei CAM che stimolano ancor più la domanda, avendo fissato dei minimi di assortimento (40%)», fa sapere Fabrizio De Fabritiis, Amministratore Unico di Milano Ristorazione. «A Milano nei Nidi è già quasi tutto biologico. L’assortimento bio di Materne, Primarie e Secondarie di primo grado è del 35% medio sul totale, l’obiettivo è di raggiungere il 50% medio nel corso del 2018. Alcune merceologie sono già al 100%, come la pasta secca, il farro, l’orzo, la farina, la polenta, il pomodoro per sughi e salse, la caciotta e alcuni frutti… Per il Riso, invece, la scelta di Milano è stata di privilegiare il prodotto territoriale acquistando dal DAM, Distretto Agricolo Milanese. Non Bio, ma a Km Zero, in questo caso», conclude.
Secondo il Rapporto BioBank 2016, l’inserimento dei prodotti biologici nelle scuole italiane, tra pubblico e privato, è graduale e progressivo: il trend dal 2011 al 2015 è stato + 12%, passando da 1116 a 1250 realtà nel 2015.
Tra queste, utilizzano almeno il 70% di materie prime bio 296 realtà, cioè il 24%. Il 96% delle mense che nel censimento BioBank hanno specificato le modalità di gestione (1171 su 1250) sono in appalto, mentre il 4% è subbiviso tra chi ha una gestione diretta o una mista.
Le mense bio sono per il 71% al Nord, mentre al Centro sono circa il 18% e al Sud l’11%. La Lombardia ne conta 225, il Veneto 195 e l’Emilia Romagna 174. Il Friuli Venezia Giulia, però, è la regione con la più alta densità, con 71 mense ogni milione di abitanti.
Molti gli esempi virtuosi, tra questi il Comune di Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, dotato di mensa biologica fin dal 2000. «Nel 2006 è diventato capofila di un Consorzio di 4 Comuni, diventati sei nel nuovo bando di gara 2014/2020, con un progetto di ristorazione collettiva ad elevata sostenibilità caratterizzato, tra l’altro, da pasto biologico al 95%, scodellato al tavolo, una portata alla volta, stoviglie durevoli e acqua in brocca, non in bottiglie di plastica…e tanto altro ancora», conclude Paola Trionfi.
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