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Venerdì 17 febbraio si è svolto a Catania il Convegno Nazionale sul tema BioAgricoltura Sociale: la terra, le persone e la comunità locale. Dopo la fase di promozione e di conoscenza del fenomeno, che si è conclusa con l’approvazione della Legge Quadro n. 141 del 2015, le aziende agricole si interrogano sul futuro e sulle prospettive. “L’A.S. va declinata al plurale”, ha detto Salvatore Cacciola, sociologo, vice-presidente AIAB Sicilia e organizzatore del convegno.

“Bisogna quindi parlare di agricolture sociali. Tra i fattori costitutivi e identitari c’è la scelta dell’agricoltura biologica, l’attenzione fondamentale all’ambiente e alla qualità del cibo”. Nel corso del convegno sono stati evidenziati i rischi di una A.S. costretta in uno spazio chiuso dell’assistenzialismo. “L’agricoltura sociale non deve essere considerata sempre e comunque un’attività connessa. Inserire un soggetto disabile nella o nelle raccolte delle olive è un’attività propria dell’impresa agricola, non richiede nessuna autorizzazione particolare”, ha affermato Saverio Senni dell’Università della Tuscia. Immaginiamo un’agricoltura senza tanti aggettivi e filtri, che sia in grado di liberare le migliori energie di solidarietà tipiche del contesto rurale.

Questo concetto è stato largamente riaffermato da Vincenzo Vizioli, presidente nazionale di AIAB, “alla luce della nostra esperienza associativa ci siamo convinti che è opportuno porre al centro le pratiche di agricoltura sociale anziché le tattiche da lobby. È necessario valorizzare l’intreccio tra l’azienda agricola biologica e la capacità della stessa di tessere relazioni virtuose con i soggetti del cambiamento e del buon vivere presenti nella comunità locale: enti locali, associazioni di famiglie, comunità del cibo e organizzazioni impegnate per la legalità e contro le mafie”.

Ancora Senni ha dichiarato che “c’è il rischio di una prevalenza del “sociale-agricolo” più che dell’agricoltura sociale. Qualcuno può anche compiacersi di rimanere in un angolino protetto ma inefficace”. La presenza di Libera, della FLAI CGIL e di Sergio Giovagnoli, portavoce del cartello “Coltiviamo Diritti” hanno dato un significativo contributo al nesso inscindibile tra Agricoltura Sociale, diritti dei lavoratori e lotta al caporalato. Secondo Giovagnoli “non può esserci un’agricoltura sociale che rimane disattenta sulle nuove forme di schiavitù e di sfruttamento”.

Tante le storie e i percorsi d’impresa raccontati, la fatica di ritornare alla terra senza nessuna forma edulcorata e romantica ma anche la meraviglia dei volti che difronte alla natura e alla campagna che cambiano e si trasformano.
“Aiab – hanno concluso Vizioli e Cacciolasi metterà al servizio di questa nuova stagione della Bioagricoltura sociale italiana”.