Il mercato del bio è aumentato nel 2019 di quasi 10 miliardi di euro a livello mondiale rispetto all’anno precedente, raggiungendo complessivamente 106,4 miliardi di euro. L’Italia si piazza al secondo posto, dopo gli USA, nella classifica mondiale dell’export, con 2425 miliardi di euro. Un dato non di poco conto e che fa emergere la potenzialità economica di tutto il settore, anche perché il Belpaese segna un netto distacco dai Paesi Bassi che occupano la terza posizione con 1200 miliardi e dalla Francia con 826 miliardi.
Sono alcuni dati pubblicati sul Bioreport 2020, recentemente pubblicato, e che conferma la tendenza di crescita del settore, ma anche le sue criticità, come quelle degli eccessivi costi e burocrazia per le aziende italiane, sottolineate dalla ricerca elaborata da FIRAB e che è riassunta in questo intervento di Luca Colombo, segretario generale della Fondazione.
Per rimanere in Europa, qui, negli ultimi 10 anni, le superfici coltivate a biologico sono aumentate del 62%. Attualmente, oltre 13 milioni di ettari, dati aggiornati al 2019, sono occupati dalle colture biologiche, rappresentando ormai l’8,5% della superficie agricola utilizzata (SAU).
Il valore complessivo del biologico nell’UE è oltre 37 miliardi d’euro, dato che dimostra non solo l’ottima salute ma anche la continua espansione e crescita. Un mercato, dunque, in piena espansione che ha da tempo abbandonato la condizione di mercato di nicchia, proiettandosi pienamente verso dimensioni strutturali proprie di un vero mercato globale.
Tuttavia, le differenze tra gli Stati membri sono moltissime e presentano un’Europa che, anche su questo fronte, è a due velocità. Da una parte i paesi centro occidentali, con i dati che abbiamo visto, dall’altra quelli orientali, nettamente più indietro sia per superficie, sia per mercato e consumi.
Si passa così da valori di SAU a bio di oltre il 25% dell’Austria a quelli dello 0,5% di Malta, passando per Polonia, Romania e Bulgaria che hanno rispettivamente 3,5%, 2,9% e 2,3%. Così come si va da una media di 344 euro all’anno procapite per consumi di prodotti biologici in Danimarca, a pochi euro all’anno della Bulgaria o della Slovacchia.
L’Italia, dal canto suo, vanta il 15,2 % di SAU con 1993 milioni di ettari ed è il terzo Paese in termini assoluti per superfici. Inoltre, con un mercato che vale oltre 3 miliardi e mezzo di euro, rappresenta, da sola, il 10% del totale dell’intero valore del mercato bio a livello europeo, con alcuni operatori che negli ultimi anni hanno moltiplicato il loro numero. Tra questi sono da segnalare i gruppi di acquisto che sono cresciuti in 10 anni da 479 a 797, l’e-commerce da 110 a 405, le mense scolastiche da 701 a 1405 e i ristoranti da 149 a 553.
“Numeri che la politica e l’economia non possono più ignorare”, dice Giuseppe Romano, presidente di AIAB. “E’ ora di affermare che il biologico si è trasformato in una vera e propria eccellenza. Con un simile contesto il bio italiano non può permettersi di rimanere indietro rispetto agli altri Paesi europei e di perdere le prime posizioni per produzione, export e Sau. Per stare al passo è necessario creare i giusti strumenti normativi e assegnare al settore le adeguate risorse per competere nel quadro del GreenDeal Europeo. Siamo sicuri – conclude Romano – che il Ministro Patuanelli, che abbiamo recentemente incontrato insieme a Federbio, raccoglierà nel PSN da presentare all’Europa entro fine anno”.
Qui il link per scaricare il Bioreport
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