di Vincenzo Vizioli
Ho Conosciuto Lino Nori nel 1998 in un’assemblea di AIAB a Roma, tenuta letteralmente sulle rive del biondo Tevere, in uno spazio di Tevere expo, quando con l’allora direttore di AIAB, presentava il progetto di fusione del sistema di controllo AIAB con il CCPB.
Io mi opposi tenacemente, non perché interessato a mantenere il sistema di controllo, ma perché si era pensato a ogni particolare tranne al futuro dell’Associazione che aveva dato vita al biologico italiano. Per altro non era certo Lino a doverlo fare.
Lui fondò la FIAO, l’organizzazione degli Organismi di Controllo, da cui nacque Feder Bio per contrastare AIAB. Insomma ci siamo incontrati da avversari politici pur stando entrambi dalla stessa parte. Sottolineo incontrati e non scontrati perché tra noi c’è stato sempre grande rispetto e riconoscimento reciproco anche quando le nostre scelte non convergevano.
Lino infatti era una persona che credeva nel biologico e ha avuto la lungimiranza e la capacità di aggregare realtà importanti dell’agroalimentare italiano, in una fase in cui i grandi marchi e la GDO tenevano quasi nascosto l’interesse per il bio, per poi trovarsi costrette a contenerlo nella loro offerta.
Quel dialogo sottile e franco che andava ben oltre gli asti creati da altri, è poi continuato quando prese le distanze da Feder Bio, diventata altro da quello che lui aveva pensato. Non posso dimenticare la cordialità e la semplicità con cui accolse un progetto che gli presentai, in un momento di grande difficoltà di AIAB, che condivise e a cui diede anche un sostegno diretto del Consorzio che presiedeva. Una disponibilità che certifica la sua signorilità, sensibilità e umanità nei rapporti.
AIAB si stringe intorno alla sua famiglia e si unisce al cordoglio di tutto il mondo del biologico italiano che ha perso uno dei suoi attori più importanti.
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