“Chiediamo alla politica di prendere atto degli effetti dannosi provocati da crescenti popolazioni di ungulati nel territorio rurale e di creare le condizioni per mitigare i danni nel breve periodo. A rischio sono i redditi dei produttori biologici e la salute delle popolazioni rurali a causa delle malattie portata da acari e zecche. Per non parlare del pericolo di incidenti sempre più in aumento”.
E’ l’appello di AIAB che ieri ha preso parte alla manifestazione promossa da Coldiretti e alla quale hanno aderito anche centinaia di Sindaci, i sindacati, e molte associazioni ambientaliste e di consumatori.
“Non era possibile – dice Antonio Corbari, presidente di AIAB – ignorare un appello che arriva più forte proprio dalle aree interne, ricche di boschi, dove sono presenti tante aziende biologiche che hanno fatto della valorizzazione dell’agrobiodiversità e del presidio del territorio il proprio impegno e il proprio lavoro. La fauna selvatica (soprattutto cinghiali e lupi) è fuori controllo, i piani faunistici hanno fallito, le iniziative di contenimento sono insufficienti. Ma anche in pianura le cose non vanno meglio, gli orticoltori bio lamentano spesso danni da Myocastor coypus, le nutrie. Si tratta di specie esotiche molto invasive, polifaghe e capaci di procurare danni in tempi rapidissimi. I produttori agricoli hanno bisogno di risposte in tempi brevi”.
La crescita delle popolazioni di ungulati è l’ennesimo, anche se eclatante e pernicioso effetto, di politiche poco attente all’ambiente e all’evoluzione delle specie.
“E’ importante che i PSR ragionino sul governo del territorio e contrastino lo spopolamento delle aree montane e collinari perché è proprio l’assenza dell’uomo che favorisce la colonizzazione di cinghiali”.
AIAB ribadisce che la prevenzione e l’uso di metodi biologici restano lo strumento di lavoro essenziale per l’azienda bio.
Per il contenimento delle popolazioni di ungulati il problema è diverso, la prevenzione non è stata adottata da chi poteva, e ora è troppo tardi.