L’11 febbraio il “buon biologico” è stato al centro del partecipato e interessante incontro promosso da Aiab Basilicata, l’agriturismo le Matinelle di Matera, tra agricoltori provenienti da vari territori della Lucania e della vicina Puglia, tecnici associati all’Ordine professionale degli agronomi e forestali della provincia di Matera, cittadini consumatori, che ha visto anche la presenza del presidente di AIAB nazionale Vincenzo Vizioli. Il “buon biologico”, ha sostenuto l’AIAB, è un modello di produzione e consumo realmente alternativo al sistema agro industriale, oggi riconosciuto responsabile di forti impatti negativi su ambiente, territorio, salute, lavoro, economia. E’ un metodo di produzione basato non tanto e non semplicemente sulla sostituzione di mezzi tecnici, sostanze di origine naturale al posto di sostanze chimiche, quanto sull’uso di risorse locali quali la biodiversità e pratiche quali la rotazione, la consociazione, i sovesci, il compostaggio. E’ un sistema di relazioni tra gli attori delle filiere produttive, tra produttori e consumatori, tra produttori e comunità, fondato sulla cooperazione, l’equa distribuzione dei redditi, prezzi accessibili e allo stesso tempo remunerativi, piuttosto che sullo sfruttamento di chi lavora la terra e la competizione guidata dalla grande distribuzione organizzata. E’ un’agricoltura fortemente legata al territorio, all’agricoltura contadina che da sempre lo custodisce e vi produce cibo, alla sovranità alimentare delle comunità, piuttosto che ai mercati globali dominati dalle multinazionali. Il buon biologico, ha raccontato AIAB, è il riferimento e l’obiettivo di azioni concrete portate avanti dall’associazione, quali:
– l’intervento presso i centri decisionali delle politiche agricole, che oggi si concentra sulla richiesta di aumentare a favore del bio la quantità, la qualità, la solvibilità delle risorse dei Piani di Sviluppo Rurale, evitando tra l’altro gravi distorsioni quali per es. il sostegno a pratiche basate sull’uso di glifosato
– la contrattazione collettiva con l’industria oggi fortemente interessata al bio, per sostenere prezzi più equi a favore dei produttori, la redistribuzione equa degli utili tra tutti i soggetti della filiera, il riconoscimento di parametri commerciali accettabili per i prodotti bio (le zucchine tutte uguali o il grano con altissime % di proteina poco hanno a che fare con il buon biologico …)
– la ricerca partecipata e dedicata al bio, finalizzata per esempio a rendere disponibili varietà locali o miscugli adatti alla coltivazione bio.
La visione del buon biologico ha preso corpo durante l’incontro dalle esperienze concrete raccontate dai partecipanti: il recupero di varietà locali di farro e la ricostruzione di una filiera del farro in Lucania, la difesa dagli impatti negativi dell’industria petrolifera portate avanti da un Consorzio di Produttori Lucani, la commercializzazione di piccole produzioni bio di grande qualità organizzata da una Rete di Imprese di recente costituzione, la conversione al biologico di antichi castagneti del Vulture la cui rinascita è da diversi anni affidata alla lotta biologica al cinipide, la stipula di contratti di coltivazione tra produttori e industria, la sperimentazione nel campo dell’auto produzione nelle aziende agricole utilizzatrici di mezzi per la fertilizzazione e difesa, le esperienze di filiere chiuse da aziende agricole bio che producono la pasta dai propri grani, etc… Passare dalla visione del buon biologico alla progettazione di azioni da mettere in campo insieme, convogliare esperienze diffuse ma in ordine sparso in un percorso con obiettivi comuni e condivisi, per rendere riconoscibile e radicare sul territorio il “buon biologico lucano”, è la proposta che ha fatto l’Aiab Basilicata. L’associazione regionale ha avviato il proprio percorso di rinnovamento dei propri organismi rappresentativi che culminerà entro il prossimo aprile nell’assemblea dei soci e nell’elezione del consiglio e del presidente. L’associazione coglie l’occasione per rivolgere a tutti gli interessati l’invito a partecipare, ad utilizzare lo strumento associativo, a contribuire in tal modo attivamente alla promozione del buon biologico lucano.
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