Le brutte notizie riescono a sgomitare di più e a farsi strada ma questo non significa che le buone non siano altrettanto potenti. Parliamo di mense scolastiche, un tema che sta a cuore a molti cittadini e che in questi giorni è tornato alla ribalta dopo i preoccupanti bilanci dei controlli effettuati dai NAS in tutta Italia e che hanno interessato 1.058 aziende di ristorazione collettiva che operano all’interno di mense scolastiche di ogni ordine e grado, dagli asili nido fino agli istituti superiori, sia pubbliche sia private.
Trecentoquarantuno sono risultate le mense scolastiche irregolari e 9 le cucine chiuse. Sono state inoltre sequestrati oltre 700 kg di derrate alimentari (carni, formaggi, frutta e ortaggi, olio) riscontrati in assenza di tracciabilità, scaduti di validità e custoditi in ambienti inadeguati nonché destinati all’impiego nelle pietanze sebbene di qualità inferiore a quanto previsto.
Dati che senz’altro destano preoccupazione e allarme visto che parliamo di speculazione sulla salute dei più piccoli ma anche di costi ambientali che ricadono su tutti i cittadini. La mensa che costa poco infatti è quella che poi ha i costi più alti in termini di salute e sostenibilità perché privilegia la pasta in bianco, la pizza, i bastoncini, il cibo processato, alimenti conservati nella plastica, non sempre stagionali, grandi centri industriali dove il cibo staziona per ore perdendo proprietà organolettiche e nutrizionali. E’ un cibo povero che non contribuisce ad alimentare il sistema immunitario dei bambini ma solo il profitto di chi eroga il servizio.
La mensa che investe in qualità, salute e nel territorio, invece, conviene a tutti: non ha costi ambientali e neanche costi sulla salute dei bambini. Produce ricchezza sul territorio e ha un importante ritorno verso le amministrazioni locali.
Le mense migliori si distinguono per la competenza di chi gestisce per conto del Comune questo servizio: persone estremamente preparate su più versanti, non solo quello della nutrizione, con un grande senso di responsabilità nei confronti della salute dei bambini, ma anche nei confronti del cibo che deve essere buono, sano e non deve essere sprecato. I responsabili mensa delle realtà migliori attivano controlli costanti e sistematici e cercano la relazione con le famiglie, tengono attivi percorsi di formazione continua che coinvolgono tutti gli attori della mensa, dai cuochi, agli insegnanti, ai genitori per costruire una comunità del cibo intorno a valori comuni.
“Per fortuna – dice Giuseppe Romano, presidente di AIAB – in Italia i controlli funzionano e anche questo pentolone di irregolarità è stato scoperchiato, grazie ai Nas, così che tutti abbiamo potuto guardare dentro. Purtroppo sono ancora troppi quelli che vogliono trarre profitto da un settore così importante come quello della salute dei nostri bambini. Noi di AIAB da anni siamo impegnati sul fronte della ristorazione collettiva, in particolare nelle mense scolastiche, e siamo convinti che la tutela della salute dei più piccoli deve partire proprio da una mensa che adotta criteri si sostenibilità e nutre i bimbi con cibo biologico, stagionale, locale, fresco, sostenibile e non processato”.
La buona notizia è che il numero di scuole che adottano parametri di qualità, resi obbligatori dall’entrata in vigore dei Criteri Ambientali Minimi per il Servizio di Ristorazione Collettiva (agosto 2020), è in aumento come confermano i dati del Ministero delle Politiche Agricole che parlano di una crescita di 6 milioni di pasti bio serviti nelle scuole italiane nel 2022 rispetto al 2021 grazie anche all’instancabile attività del progetto Foodinsider e di AIAB e FIRAB che da sempre lo sostengono.
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