Le attività umane che sono causa del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità sono le stesse che, attraverso i loro impatti sull’ambiente, conducono al rischio di pandemia. Ce lo ha ricordato il rapporto pubblicato, a fine 2020, da IPBESIntergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services – la massima autorità scientifica in tema di natura e biodiversità, che descrive in modo dettagliato i nessi tra declino della biodiversità e pandemie.

Secondo il rapporto, realizzato da 22 esperti di rilevanza mondiale, in rappresentanza di tutti i continenti, nuove pandemie potrebbero affiorare con maggiore frequenza in futuro, propagarsi più rapidamente, causare più danni alle economie mondiali e più morti del Covid-19.  A meno che non cominciamo a privilegiare la prevenzione invece che attendere lo scoppio di zoonosi e altre malattie e poi reagire.

“Prendiamo spunto da questo studio nella Giornata Mondiale della Biodiversità – dice Giuseppe Romano, presidente di AIAB – come ulteriore conferma, dopo tante che ne sono già arrivate, che pandemie e perdita di biodiversità sono un connubio indissolubile. Noi lo diciamo da anni: la biodiversità è un bene comune, alla base della salute del pianeta e di tutta l’umanità. A garantire la tutela della biodiversità ci può essere solo l’agricoltura biologica. Continuare ad  ignorare questo legame, talmente semplice da sfiorare la banalità, ci costerà caro, in termini sanitari, ambientali ed economici.  Eppure la politica italiana sembra dormire profondamente.  Un sonno che né il Green New Deal europeo né la disastrosa situazione sanitaria che stiamo vivendo da oltre un anno sembrano riuscire a scuotere.
Succede così che invece di confrontarci su ricerca, sostegno alle imprese, tutela dei consumatori, ancora stiamo affermando il giusto ruolo del biologico italiano all’interno del PNRR, un Piano che vuole andare verso una transizione ecologica ignorando l’agricoltura bio e incentivando di contro l’ industrializzazione del comparto. A tutto questo si aggiunge il rischio molto concreto di sferrare un ulteriore attacco alla biodiversità attraverso l’apertura ai nuovi OGM travestiti da NBT. Praticamente tutto il contrario di quello che l’Europa e la salute del mondo ci chiedono”.