Se non avete mai fatto l›esperienza di degustare vini di grande qualità, non solo prodotti con metodo biologico ma naturali, cioè senza l’aggiunta di nulla se non una quantità bassissima di solfiti, è giunto il momento di farlo.
La Piccola Cantina Rossi, nel panorama delle produzioni vitivinicole biologiche si distingue per le sue scelte decise e rigorose: niente sostanze chimiche, pochissimi solfiti la cui quantità è sempre indicata in etichetta, praticamente solo uva, raccolta e pigiata manualmente, poi fermentazione e decantazione naturali.
Una scelta che se da una parte è più facile perché non si aggiunge nulla all’uva, dall’altra è anche molto più complessa perché basta un piccolo errore per far saltare all’aria tutta la produzione.
«Ma non ho mai avuto dubbi sulla strada da percorrere che mi è stata chiara sin dall’inizio» racconta Gianpiero Rossi, orgogliosamente figlio di contadini, e titolare dell’azienda. «Dopo gli studi e altri percorsi professionali, dal 2000 ho sentito forte la vocazione per la produzione di vini di qualità. Ho iniziato con i miei fratelli, ristrutturando il vecchio casale, la cantina, impiantando 4 ettari di vigne e producendo una quantità modesta (circa 2000 litri) di vino sfuso. Nel 2007 abbiamo iniziato la conversione al biologico, scegliendo da subito il disciplinare AIAB. Ora produciamo circa 12.000 litri sia di rosso sia di bianco, con un’attenzione particolare al giusto equilibrio tra qualità e prezzi. Il nostro cavallo di battaglia è infatti il confezionamento in bag in box che ci consente l’abbattimento delle spese di imbottigliamento e un prezzo più basso per il consumatore».
Dal 2021 Gianpiero ha scelto di rilevare dai fratelli tutta l’azienda che ora porta avanti con la moglie Paola, che si occupa di tutta la comunicazione (sito, social, ecc) e le figlie Federica ed Eleonora che si occupano di gestire la parte burocratica e di dare una mano nei periodi di raccolta. Giampiero invece ama stare in vigna, all’aperto. Perché la campagna ce l’ha nei geni.
«Mi occupo di vinificazioni, trattamenti, potature, produzione vera e propria. All’inizio inviavamo i nostri campioni alla Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia e aspettavamo da loro indicazioni sui comportamenti da adottare, poi da quando siamo diventati biologici, ho studiato, mi sono documentato e sono diventato l’enologo dell’azienda»
Ogni anno in casa Rossi si decide quale vino produrre, a seconda anche delle rimanenza dell’anno passato Gli uvaggi infatti sono diversi e variano. Per i rossi, Merlot, Cabernet, Sangiovese, Ciliegiolo, Montepulciano che vengono sapientemente mischiati tra loro per risultati di qualità e originali, come il Vigna Dina, dedicato a Dina, la mamma di Giampiero, o il FeEl, l’ultimo arrivato, dedicato alle due figlie.
Per i bianchi, Sauvignon, Grechetto, Trebbiano, spesso lavorati con il metodo Orange che prevede una macerazione, di circa 3 giorni, sulle bucce, come si fa per i rossi. Il risultato è un vino molto più strutturato rispetto a un bianco normale, con un colore più scuro tendente, appunto, all’arancio, un sapore più forte e deciso e un tempo di invecchiamento che può arrivare anche a 4-5 anni.
La Piccola Cantina Rossi lavora con i ristoranti, con le degustazioni che fa in azienda, con il GODO, il gruppo di acquisto legato ad AIAB Umbria e con le vendite on line attraverso il sito, ma esporta anche fuori dall’Italia, in alcuni paesi del nord Europa e da quest’anno anche in Giappone.
L’azienda, inoltre, sempre attraverso AIAB, ha aderito ad alcuni progetti di agricoltura sociale, ospitando e facendo lavorare alcuni ragazzi con problematiche di vario tipo, dall’autismo alle dipendenze. «Un’esperienza molto bella – dice Gianpiero – che siamo felici di aver fatto perché è stato un momento di crescita per entrambe le parti, soprattutto dal punto di vista umano. Una porta che rimarrà aperta anche per future opportunità».
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