L’agricoltura non solo come motore dell’economia lombarda, ma anche come occasione di inclusione sociale. E’ stato presentato, a Cascina Triulza, “Agricoltura Sociale Lombardia”, un progetto promosso in una prima fase dalla provincia di Mantova e che ha raccolto sempre maggiori adesioni. Oltre quella mantovana, ad oggi il progetto è promosso da 7 province (Lodi, Milano, Como, Lecco, Monza Brianza, Bergamo) e patrocinato dalla Regione Lombardia.
L’obiettivo è sviluppare e promuovere nel territorio lombardo un modello pensato per implementare l’inclusione socio-lavorativa delle persone con disabilità o in situazioni di difficoltà. Un’opportunità per valorizzare le capacità individuali e aumentare il grado di autonomia.
Attualmente la rete coinvolge 54 realtà agricolo-sociali lombarde, molte delle quali hanno avviato una produzione biologica basata sul principio del km0. «Vogliamo dimostrare che l’agricoltura è terreno fertile per le politiche di inclusione» ha spiegato Paola Angela Antonicelli, dirigente regionale. «Occorre sperimentare, individuare le azioni giuste e metterle a sistema per monitorare poi i risultati».
Il progetto, che ben si sposa con i temi dell’alimentazione e della sostenibilità messi in campo da Expo, ha il merito di aver portato dentro l’esposizione universale anche il tema del lavoro. Ma «il vero lavoro inizierà dopo Expo – ha affermato Andrea Poltronieri, direttore del progetto – perché bisognerà tornare nei territori per progettare e concretizzare ciò che è emerso dalle indagini svolte fino ad oggi. Fare, crescere e comunicare sono le parole chiave che ci guideranno nel corso del tempo».
Nell’occasione sono stati presente anche alcune aziende che hanno fatto dell’inclusione e dell’agricoltura sociale la loro mission. Albertina Chirico è la responsabile del centro polivalente Bigattera per la formazione e l’orientamento lavorativo delle persone con disabilità o con disagi. «Le nostre attività – ha raccontato – si sviluppano soprattutto nell’orticultura che permette di impegnare le persone in base alle loro capacità».
Il successo e l’esperienza del centro è stato un motore importante per il progetto sviluppato, all’interno del quale è entrata anche la cooperativa sociale Aretè di Bergamo, rappresentata da Bruno Pelliccioli. La cooperativa si occupa di inserimento di detenuti e di persone con problemi psichici. «Vogliamo creare una rete nel bergamasco di aziende e cooperative di agricoltura sociale»ha spiegato. «Non si può prescindere dalla cooperative sociali per via del loro radicamento territoriale. Una cooperativa non può essere slegata dal proprio territorio». Giuseppe Galimberti è l’unico rappresentante di un’azienda profit, la Bagaggera Srl, nata come azienda agricola e dedita all’agricoltura sociale. «Siamo convinti – ha spiegato – che l’agricoltura abbia una capacità di risposta ad alcuni problemi sociali che altri settori non hanno».
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