La Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo (INTA) ha dato il via libera alla risoluzione Lange, un testo che legittima le peggiori preoccupazioni dei cittadini europei in merito al negoziato sul TTIP. Questa formulazione è stata approvata con 29 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astenuti. La voce dell’opinione pubblica è stata completamente ignorata dalla maggioranza degli europarlamentari riuniti nel voto: in particolare, socialdemocratici e popolari hanno raggiunto un accordo che rilancia l’inclusione di una clausola ISDS nell’accordo USA-UE sul commercio e gli investimenti, anche dopo che quasi 150 mila persone avevano espresso il proprio dissenso in una consultazione pubblica terminata nel 2014.
Tutto ciò che la Commissione INTA ha saputo fare è dare credito a una proposta di riforma dell’arbitrato internazionale diffusa dal Commissario al Commercio, Cecilia Malmström, lo scorso 7 maggio. Una riforma che è tale soltanto all’apparenza, ma che lascia sostanzialmente intonso l’opaco e antidemocratico sistema di privilegi di cui potranno godere le imprese quando citeranno uno Stato in giudizio per aver minato i loro profitti con norme a tutela dei cittadini.
Il voto di socialdemocratici e popolari ha impedito di sollevare le dovute obiezioni anche al meccanismo della cooperazione regolatoria, che inciderebbe pesantemente sulla discrezionalità degli Stati membri di legiferare nel pubblico interesse creando un organo permanente sovranazionale.
In definitiva, il voto odierno dei deputati europei rappresenta un lasciapassare che regala margini d’azione inesplorati alle lobby industriali, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per la vita quotidiana dei cittadini dell’Unione: se passasse questa linea, i governi avrebbero gravi difficoltà a tutelare settori come quello della chimica, dell’agroalimentare, del lavoro, dei servizi pubblici e della finanza.
“Quasi 2 milioni di cittadini in Europa hanno firmato la petizione comunitaria per fermare il negoziato sul TTIP, un’adesione massiva che testimonia una crescente volontà di far sentire la propria voce ma questa voce oggi è stata ignorata”, commenta Elena Mazzoni, coordinatrice della Campagna Stop TTIP Italia, “Il voto di oggi non tiene conto dei cittadini e della democrazia. Si è scelto di difendere unicamente gli interessi delle grandi multinazionali ma noi continueremo ad esercitare pressione affinché i diritti prevalgano sulla logica del profitto”
Insomma una resa senza condizioni agli interessi dei grandi gruppi produttivi e finanziari da parte della maggioranza parlamentare, cui si oppongono nettamente gli emendamenti di Verdi, Sinistra e Efdd, cui appartengono i 5 stelle italiani. Una resa contro al quale si è schierato anche il giurista italiano Stefano Rodotà, che in questo video di appoggio alla campagna Stop Ttip Italia spiega il suo punto di vista, e perché sia importante firmare tutti la petizione popolare europea che chiede di fermare questo negoziato, e che il 6 e 7 giugno prossimo verrà portata nelle piazze di molte città italiane grazie alla collaborazione tra Greenpeace e la campagna nazionale.
Il 10 giugno la risoluzione Lange passerà al vaglio del Parlamento Europeo, che si esprimerà in plenaria in quello che sarà l’unico momento di questo processo negoziale nel quale le istanze dell’elettorato potrebbero essere promosse a livello istituzionale. All’assemblea elettiva dell’Unione, dopo questo passaggio, spetterà soltanto un’ulteriore pronunciamento: un mero prendere o lasciare sul testo finale del TTIP, senza possibilità di emendamento.
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