Riproponiamo dalla Rete Semi Rurali, di cui AIAB è co-fondatore, una nota di approfondimento di Salvatore Ceccarelli in risposta al tributo agli OGM proposto nell’ultimo numero di Vita in campagna:
Quello che non si dice a proposito degli OGM di S. Ceccarelli

Geni estranei sono stati introdotti per la prima volta con successo nelle piante 30 anni fa (1). Da allora, le colture geneticamente modificate (GM) hanno promesso di creare una seconda rivoluzione verde: una dovizia di cibi nutrienti, carburanti e fibre che potrebbero fornire cibo a chi ne ha bisogno, generare profitti per gli agricoltori e promuovere un ambiente più verde (2).

I realtà da una parte molti mettono in dubbio gli aumenti produttivi (3, 4), e dall’altra l’evoluzione della resistenza dei parassiti (ad esempio la resistenza all’erbicida Roundup di una infestante del cotone GM negli Stati Uniti (5), l’evoluzione della resistenza della diabrotica al mais GM (6), e l’aumento degli insetti non-target (ad esempio l’infestazione diffusa di Miridi in Cina dopo l’introduzione del cotone GM (7)) ha mostrato il lato debole degli OGM.

La principale debolezza degli OGM, che è la stessa debolezza delle varietà prodotte con metodi convenzionali e che portano un singolo gene di resistenza ad un parassita specifico (malattia, insetto o infestante), è che essi ignorano un principio biologico fondamentale. Per spiegare questo principio dobbiamo ricordare due cose. In primo luogo, che i funghi che causano malattie, gli insetti che mangiano le nostre colture e le infestanti che con loro competono, sono tutti organismi viventi e, come tali, sono variabili, si riproducono, mutano, e si evolvono per adattarsi a nuove condizioni, come formalizzato nel Teorema Fondamentale della Selezione Naturale (FTNS) (8). In secondo luogo, per crescere e riprodursi essi hanno bisogno di un ospite (questo è vero soprattutto per i funghi che causano malattie e per gli insetti, ma anche per alcune infestanti, le cosiddette infestanti parassite); l’ospite è la pianta (o più in generale l’organismo che attaccano). Se tale organismo è completamente resistente, essi muoiono. Muoiono? No, perché sono variabili, e le rare mutazioni spontanee che rendono i parassiti capaci di attaccare l’ospite avvengono continuamente, e consentono agli individui portatori di queste mutazioni di sopravvivere. In assenza dell’ospite resistente, questi individui non hanno alcun vantaggio specifico. Ma, se all’improvviso, come accade con le varietà uniformi che sono ora prevalentemente coltivate nell’ agricoltura moderna, una varietà nuova, geneticamente uniforme e resistente, sia essa GM o convenzionale, viene coltivata, questi individui diventano improvvisamente i soli in grado di riprodursi, e poiché tutte le piante della varietà sono geneticamente identiche, si diffondono molto rapidamente. La generazione successiva sarà in gran parte costituita dai nuovi tipi capaci di attaccare l’ospite. Se la varietà ospite non cambia, avremo un’epidemia ed estese perdite di raccolto.

Questo è quello che è successo con la diffusione di erbe infestanti del cotone transgenico resistenti al Roundup in alcune zone della Georgia, negli Stati Uniti d’America, dove, nel 2012, il 92% dei coltivatori di cotone GM hanno dovuto diserbare a mano il 54% dell’intero raccolto (9). Altri casi di evoluzione di resistenze sono stati documentati negli insetti (10, 11) e delle malattie (12).

Quanto detto sopra accade anche negli esseri umani, quando i batteri sviluppano resistenza agli antibiotici (13,14).
Per concludere, qualsiasi meccanismo di protezione contro un parassita delle colture, sia essa genetica o chimica, può essere descritto come instabile o stabile e gli OGM appartengono alla categoria di soluzioni instabili al problema della protezione contro i parassiti ed è per questo che, nella migliore delle ipotesi, forniscono soltanto una soluzione temporanea, che a sua volta, come descritto sopra, crea un nuovo problema (una razza resistente del parassita), che richiede una soluzione diversa (un nuovo OGM). Pertanto, l’introduzione di OGM in agricoltura avvia una reazione a catena che beneficia solo l’azienda produttrice di OGM.

Bibliografia (molti sono disponibili in http://www.miscugli.it/#!/OGM)
1. Luis Herrera-Estrella L, Depicker A, Van Montagu M, Schell J. 1983 Expression of chimaeric genes transferred into plant cells using a Ti-plasmid-derived vector. Nature 303: 209–213.
2. Editorial 2013a. Tarnished Promise. Nature 497: 21
3. Doug Gurian-Sherman D. 2009 Failure to yield. Evaluating the Performance of Genetically Engineered Crops. UCS Publications. Two Brattle Square, Cambridge, MA 02238-9105, pp 44.
4. Xu Z, Hennessy DA, Sardana K, Moschini G. 2013. The Realized Yield Effect of Genetically Engineered Crops: U.S. Maize and Soybean. Crop Science 53: 735–745.
5. Fisher M. 2012. Many Little Hammers: Fighting Weed Resistance with Diversified Management. CSA News, September 2012: 4-10
6. Gassmann AJ, Petzold-Maxwell JL, et al. 2011 Field-Evolved Resistance to Bt Maize by Western Corn Rootworm. PLoS ONE 6(7): e22629. doi:10.1371/journal.pone.0022629.
7. Lu Y, Wu K, Jiang Y, et al. 2013 Mirid Bug Outbreaks in Multiple Crops Correlated with Wide-Scale Adoption of Bt Cotton in China. Science 328: 1151 – 1154.
8. Shaw RG, Shaw FH. 2014 Quantitative genetic study of the adaptive process. Heredity, 112: 13–20.
9. Fisher M. 2012 Many Little Hammers: Fighting Weed Resistance with Diversified Management. CSA News, September 2012, 4-10
10. Stern VM, Reynolds HT. 1958 Resistance of the spotted alfalfa aphid to certain organo-phosphorus insecticides in Southern California. Journal of Economic Entomology 51: 312-316
11. Teetes GL, Schaefer CA, et al. 1975 Greenbug Resistance to Organophosphorous Insecticides on the Texas High Plains. Journal of Economic Entomology, 68: 214-216
12. McDonald BA, Stukenbrock EH. 2016 Rapid emergence of pathogens in agro-ecosystems: global threats to agricultural sustainability and food security. Trans. R. Soc. B 371: 20160026.
13. Frieden, T., 2013. Antibiotic Resistance Threats in the United States, 2013. Centers for Disease Control and Prevention. pp 114
14. Reardon, S., 2014. Antibiotic resistance sweeping developing world. Nature, 509: 141-142