“Parlare di ‘biodistretti’ per AIAB è di fondamentale importanza e un referendum amplificherà la conoscenza, la discussione e la consapevolezza da parte delle comunità locali ”. Così il presidente di AIAB, Giuseppe Romano, esprime la posizione dell’associazione italiana del biologico riguardo al referendum che si terrà il prossimo 26 settembre per istituire un biodistretto in tutta la provincia di Trento.
La novità giuridica introdotta dal quesito referendario è il “principio di prevalenza”, che impegnerà il governo della Provincia Autonoma di Trento a promuovere le attività di conversione al biologico fino al raggiungimento del 50% della superficie provinciale utilizzata per l’agricoltura, contribuendo così al raggiungimento dell’obiettivo europeo del 25% di superficie agricola in biologico entro il 2030 indicato dalle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. Un obiettivo ancora più importante in un territorio come quello trentino che per ora conta solo il 6% di superficie coltivata a biologico.
I biodistretti sono un modello di governance pensato da AIAB e coordinato dalla Rete Nazionale dei Biodistretti (un organismo di AIAB) che si occupa di garantirne la coerenza con i principi istitutivi.
“Considerato che la legge sul bio in via di approvazione dedica una sezione a questo strumento, senza definirne con precisione i contorni – dice Alessandro Tryantafillidis, coordinatore della Rete – ci teniamo a ribadire che AIAB ha un disciplinare che garantisce, attraverso un complesso di azioni e di soggetti coinvolti, un alto standard di qualità della governance territoriale che prevede una forte sinergia tra pubblico e privato e tra istituzioni e cittadini, riconoscendo un ruolo guida ai produttori biologici”.
Un principio che non ammette scorciatoie, come le semplici associazioni tra aziende agricole, né speculazioni per soli fini di marketing, come i distretti del cibo.
“I biodistretti – dice Romano – non sono più il futuro, sono il presente, se vogliamo seriamente parlare di una gestione sostenibile e democratica del territorio. La provincia di Trento trovandosi agli ultimi posti in Italia per superficie coltivata bio, farebbe un vero salto di qualità dando voce alle comunità locali. I biodistretti non possono essere operazioni di facciata, ma strumenti per raggiungere davvero gli obiettivi di sostenibilità, circolarità, democraticità, rispetto per l’ambiente e per la salute che si prefiggono. Facciamo il tifo e sosteniamo la più ampia diffusione del biologico in Trentino”.
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