Di Antonio Corbari
(Presidente di AIAB)

A Stati Generali conclusi ci aspettiamo che per il mondo del biologico arrivi un convinto cambio di passo. Nel Piano Colao e nel Documento di Progettiamo il Rilancio, sono presenti alcuni punti importanti ma la vera questione è come il Governo declinerà in modo semplificato e operativo un programma che per ora è generalista.
Siamo al rinnovo della Programmazione PAC 2021-2027, il Green new deal è stato declinato nella Strategia Farm to Fork e in quella per la Biodiversità ed è legittimo aspettarsi che le battaglie sul PAN Pesticidi e le richieste di sostegno convinto all’agricoltura biologica nel progettare la transizione agroecologica trovino risposta. E’ quello che AIAB ha chiesto più volte in questa fase e continua a chiedere.
Percepiamo però un timore nel sostenere il reale e necessario cambio di passo del settore agricolo che dovrebbe concretamente porre le basi verso una visione agroecologica indispensabile e non più rinviabile.
E poiché il Progetto Rilancio si presenta come un lungo elenco proveremo a seguirlo e dire la nostra.

Benissimo, lo abbiamo già detto in più sedi, il contrasto al caporalato e al lavoro nero, ma si dia seguito concretamente.
Bene la digitalizzazione quanto mai necessaria, ma cosa vuol dire davvero “Agricoltura 4.0”? Se è vero che il linguaggio smart strizza l’occhio ai giovani è vero anche che non è certo questo a spingerli verso l’agricoltura. I giovani vanno incoraggiati con forti investimenti a fondo perduto dedicati anche all’ innovazione, all’educazione alla digitalizzazione: solo così potremo aspirare a un vero cambio di paradigma.
Bene il Piano Acqua per l’Agricoltura ma non dimentichiamo che l’Italia è in procedura di infrazione a causa delle aree a vulnerabilità da nitrati (anche il Farm to fork ci richiama all’ordine).
Bene che il Farm to Fork dedichi spazio all’agricoltura biologica. Diamo applicazione però.
Bene il Green Public Procurement che deve puntare a nostro avviso in modo convinto sul Bio.
Bene naturalmente la lotta allo spreco alimentare che, oltre alla solidarietà, chiama in causa educazione alimentare e riconoscimento del valore del cibo e di chi lo produce.
Sulla Filiera agroalimentare perché non parlare di biologico invece che focalizzare l’attenzione su “sviluppo dell’agricoltura di precisione, ricerca e digital transformation”? E’ noto a tutti che queste sono tecniche (utilizzate anche in agricoltura biologica) che devono essere calate nelle realtà territoriali e aziendali.
Inoltre insistiamo da anni su:
l’urgenza di sburocratizzazione e snellezza nell’erogazione di risorse PAC/PSR già a bilancio;
la semplificazione delle procedure di certificazione bio;
la digitalizzazione e l’estensione della rete anche nelle campagne senza aprire al 5G sulla cui innocuità ci sono ancora troppi dubbi;
la promozione e valorizzazione delle reti locali (Biodistretti) che permettono di fare sistema e avere prodotti bio del territorio:
il sostegno all’agricoltura familiare, che è una significativa fetta della nostra economia agricola;
le campagne di promozione del territorio e dell’alimentazione bio e lo sviluppo di reti di vendita diretta sul territorio di prodotti biologici. In poche parole più reti e circuiti locali.
Sono tempi in cui tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per rendere più sano e giusto il nostro territorio. Noi di AIAB continuiamo a fare la nostra parte, siamo sicuri che anche la politica farà la sua.