Si è svolto a Roma lo scorso 17 Febbraio presso la Città dell’Altra Economia il workshop finale del progetto InterVeg – Enhancing multifunctional benefits of cover crops − vegetables intercropping. L’iniziativa, partita nel 2011, ha avuto l’obiettivo di studiare, secondo un approccio interdisciplinare, l’intercropping (ovvero la contemporanea presenza sul terreno della coltura da reddito e della coltura di copertura) nei sistemi orticoli biologici.
Le colture di copertura rappresentano uno strumento importante negli agro-ecosistemi condotti in biologico, che permette di gestire contemporaneamente la fertilità del suolo, le malattie, i parassiti e le erbe infestanti. Le colture di copertura non sono molto diffuse nei sistemi orticoli specializzati, ma possono essere introdotte come pacciamatura naturale, consociate con le ortive da reddito.
InterVeg, finanziato dal bando “Era Net Core Organic II”, è stata dunque un’opportunità importante per creare sinergie tra le attività dei partner di quattro diversi Paesi europei, Italia, Slovenia, Germania e Danimarca. L’obiettivo principale del progetto è infatti stato quello di valutare l’effetto dell’introduzione della pacciamatura vegetale nei sistemi di produzione orticola biologici considerando le strategie di gestione che permettono di massimizzarne i benefici.
L’ipotesi della ricerca è stata che l’introduzione e la corretta gestione della consociazione nei sistemi orticoli permetterebbe rendimenti comparabili e qualitativamente superiori rispetto alla sola coltivazione della coltura da reddito, consentendo nel contempo la riduzione degli input esterni al sistema di produzione (fitofarmaci e fertilizzanti) ed un minore consumo di energia non rinnovabile (combustibili fossili). Nella giornata del 17, ricercatori italiani, tedeschi, sloveni e danesi hanno presentato i risultati dei loro studi.
Il progetto, nel corso degli ultimi 4 anni, ha confrontato i benefici ambientali ed economici della pacciamatura naturale rispetto ai sistemi di produzione orticola specializzati in una singola coltura. I due sistemi orticoli, quello con la consociazione e quello con la coltura singola, sono stati confrontati in termini di rese, di uso di input esterni all’azienda, di efficienza nella gestione dei nutrienti e di consumo di energia in diverse condizioni ambientali europee, caratterizzate dalla produzione di ortaggi biologici in pieno campo.
Il coinvolgimento diretto di alcune aziende agricole biologiche nelle attività sperimentali del progetto ha permesso da una parte di valutare gli effetti della pacciamatura naturale anche su scala più ampia, quali ad esempio gli effetti sugli insetti benefici e sui patogeni, favorendo allo stesso tempo la partecipazione degli agricoltori all’attività del progetto e la disseminazione dei risultati tra tutti gli stakeholders. Dal punto di vista metodologico, il progetto ha seguito i criteri della ricerca partecipativa e fondamentale è stato il ruolo degli agricoltori coinvolti.
Durante la giornata finale, è stato proiettato un video che sarà presto disponibile online e che, in circa 15 minuti, sintetizza il lavoro di ricerca svolto dal 2011 ad oggi. I ricercatori hanno poi presentato i risultati dei loro studi e, nella sessione pomeridiana, si è cercato di analizzare criticamente gli aspetti più rilevanti del lavoro svolto, attraverso il contributo critico di stakeholders e studiosi della materia. Partendo dall’analisi del percorso di ricerca, si è ragionato criticamente anche sul futuro del biologico e sul ruolo dei consumatori, attori chiave per favorire quello sviluppo sostenibile che tutti auspichiamo e che passa in primis dal cibo e da scelte di consumo più attente e rispettose dell’ambiente.
A cura di Dalila D’Oppido
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