Nell’ambito del progetto europeo Sustainolive AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, CINSA, il Consorzio Interuniversitario per le scienze  Ambientali e l’Università di Parma, il 23 giugno scorso hanno tenuto il webinar dal tema “Risposta agli stress ambientali incoltivazioni di olivo”.
Dopo i saluti e un inquadramento generale di Sustainolive e dei suoi obiettivi, riassunti da Alessandro Triantafyllidis di AIAB, il professor Nelson Marmiroli dell’Università di Parma ha
esposto la sua presentazione, iniziando con un ringraziamento a Roberto Garcìa, che come coordinatore del progetto ha sempre invitato a divulgarne le esperienze.
Un’introduzione sui cambiamenti climatici è stata importante per chiarire alcuni concetti di base, e ricordare le differenze in termini di impatto tra i diversi gas serra CO2: metano e diossido di azoto.
Interessantissima la descrizione di tutti i meccanismi che le piante adottano per far fronte agli stress ambientali, da una chiusura degli stomi fogliari per risparmiare acqua, alla più alta
concentrazione di sostanze di reazione agli stress come la prolina, all’ossidazione del glutatione.
Per i vegetali queste ed altre sono strategie di sopravvivenza che in agricoltura purtroppo vanno spesso a discapito delle produzioni, come resa e come qualità.
Nell’olio gli effetti di alte temperature e siccità si traducono in una riduzione della quantità dei polifenoli, preziosi antiossidanti che fanno di questo alimento uno dei più salutari della dieta
mediterranea.
Il progetto Sustainolive nel corso di questi anni ha delineato le buone pratiche che gli agricoltori possono adottare per favorire la resistenza degli olivi agli stress abiotici. Obiettivo comune di tutte queste misure è l’incremento nei suoli di sostanza organica, che tra i tanti effetti genera una migliore capacità di immagazzinamento idrico.
Vengono quindi promossi l’inerbimento, la distribuzione negli uliveti dei resti sminuzzati delle potature, il biochar e le sanse, ma anche l’integrazione degli animali tra gli olivi.
Gli uliveti sono infatti ambienti che si prestano molto bene a divenire spazi di produzione mista, in grado di offrire servizi ecosistemici fondamentali. L’obiettivo a cui ciascun olivicoltore dovrebbe tendere è rendere gli uliveti degli agroecosistemi sostenibili, attraverso l’implementazione di tutte le buone pratiche agronomiche, e nonostante le condizioni ambientali limitanti e non sempre favorevoli.
Ciò diviene fondamentale se si considera che il sistema alimentare globale è attualmente responsabile del 21-37% delle emissioni annuali di CO2.