Invece di avviare la procedura per mettere al bando il glifosato, dopo che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ne ha decretato la “probabile cancerogenicità”, il nostro Governo si avvia a discutere e mettere in atto un piano di azione nazionale “per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari” che ne prevede ampio uso anche per pratiche definite “sostenibili” e che saranno finanziate dai nuovi PSR.”
A denunciarlo è il Tavolo delle Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica di cui fanno parte 14 associazioni nazionali (Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura,SIEP, UpBio WWF).
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo. Dal 1992 al 2012 il suo uso è aumentato di 140 volte solo negli Stati Uniti. Oggi, inoltre, è il fitofarmaco più collegato alle coltivazioni Ogm. Per questo Monsanto, la multinazionale che lo produce sotto il marchio commerciale di RoundUp, ha definito il rapporto dello IARC (che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) “scienza spazzatura” e pochi giorni fa ha chiesto all’Organizzazione mondiale per la sanità il ritiro del rapporto.
“Una reazione di panico giustificata dagli enormi guadagni portati dall’erbicida alla multinazionale. Il nostro Paese e l’Unione europea devono rispondere ad altri interessi – dichiara la portavoce del Tavolo Maria Grazia Mammuccini – cioè agli interessi di milioni di agricoltori esposti direttamente all’uso del glifosato e alle centinaia di milioni di cittadini che nel continente consumano prodotti trattati con questo pesticida”.
Nel Piano di azione nazionale, denunciano le associazioni, non sono previste azioni concrete per ridurre l’uso dei pesticidi e invece di favorire la diffusione di pratiche che non ne fanno uso come l’agricoltura biologica e biodinamica sostenendo gli agricoltori verso la conversione, si lavora solo per garantire l’obbligo di rispettare le prescrizioni in etichetta con un approccio che alla fine porterà come sempre un nuovo peso economico e burocratico sulle spalle degli agricoltori senza eliminare nessun pesticida.
Tra pochi giorni, il 14 aprile, i ministeri delle Politiche agricole , della Salute e dell’Ambiente hanno organizzato assieme al CNR un convegno dal titolo. “Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: coordinamento, ricerca e innovazione”: nessuna associazione agricola fa parte del panel dei relatori.
“Vogliamo veramente programmare un uso sostenibile di probabili cancerogeni?”, chiede la portavoce del tavolo Pan. “Oppure, come sta accadendo in questi giorni in Olanda e come Francia e Brasile si accingono a fare, vogliamo mettere al bando perlomeno quelli probabilmente cancerogeni come il glifosato ed applicare davvero il principio di precauzione per salvaguardare le condizioni di vita e di lavoro e per evitare l’insorgere di altri tumori?”.
Il nostro Paese è – secondo un rapporto dell’Ispra del febbraio 2015 – è il maggiore consumatore tra quelli dell’Europa occidentale di pesticidi per unità di superficie coltivata, con valori doppi rispetto a quelli della Francia e della Germania. Molto alto anche il numero delle sostanze di cui si trovano importanti tracce nelle acque: 175 tipologie di pesticidi nel 2012 a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008. E le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono il glifosato e i suoi metaboliti, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina.
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