Quante volte ci siamo imbattuti in articoli del web o di giornale che invitano a limitare o, addirittura, ad eliminare il consumo della farina bianca a favore di quella integrale? Come molti di noi sapranno già, la farina bianca è il frutto di un processo di raffinazione che prevede l’eliminazione della parte più esterna del chicco di grano, la crusca (ricca in fibra e vitamine del gruppo B) e della parte più interna, il germe (particolarmente ricco di oli polinsaturi, vitamine e minerali). Questo lavoro di trasformazione ha l’obiettivo di realizzare un prodotto finale dotato di migliori proprietà di conservazione e lavorabilità. Purtroppo, durante la raffinazione, gran parte dei micronutrienti del grano vengono persi e la farina che se ne ottiene, così tanto prediletta dai consumatori, si presenterà come una polvere bianca molto fine contenente quasi completamente amido.
Sulla prestigiosa rivista Journal of American Medical Association-Internal Medicine (Impact Factor: 13.25), un gruppo di ricercatori della School of Public Health di Harvard ha pubblicato due mesi fa un vasto lavoro di ricerca che mette in relazione il tasso di mortalità di due gruppi di soggetti con il consumo di farina integrale.
Un numero massiccio di individui è stato oggetto dello studio: 74.341 donne e 43744 uomini, a cui ogni 2 o 4 anni, dal 1984-86 al 2010, è stato propinato un questionario da compilare sulle proprie abitudini alimentari. Adattando alle varie situazioni in esame parametri importanti quali l’età, il fumo, l’ indice di massa corporea, la frequenza con cui veniva svolta l’attività fisica e una dieta che, nel complesso, non contempla l’uso di farine integrali, i ricercatori hanno messo a confronto il consumo di farina integrale con i dati sulla mortalità nel corso di un range temporale di circa 25 anni.
Si è scoperto che il consumo di farina integrale è associato a una riduzione fino al 9% della mortalità complessiva e fino al 15% della mortalità dovuta all’insorgenza di malattie cardiovascolari. Inoltre, per ogni porzione di farina integrale consumata quotidianamente (28 grammi/die), la mortalità totale si riduce del 5%, mentre quella connessa a malattie dell’apparato cardiovascolare del 9%.
Il professore Qi Sun, autore più anziano della ricerca, esprime il suo parere in merito ai risultati raggiunti:”Questo lavoro da un’ulteriore conferma a quanto stabiliscono le linee guida attuali sull’alimentazione che annoverano le farine integrali tra i cibi più salutari per la prevenzione della maggior parte delle malattie croniche”.
Non sono state trovate correlazioni nè tra il conusmo di farina integrale e l’incidenza della mortalità dovuta a malattie tumorali, nè tantomeno tra il consumo del germe di grano e la mortalità complessiva dei vari individui.
Sulla base di quanto scoperto, bisognerà pertanto provvedere ad un consumo più intelligente delle farine e dei prodotti alimentari a base di farina se non si vorrà fare i conti con spiacevoli problematiche di salute in futuro che ridurrebbero inevitabilmente la propria aspettativa di vita. Attenti però alle false farine integrali, quelle ottenute, per esempio, dalla miscelazione di farina bianca con crusca rimacinata!
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