Da 20 anni Via Campesina denuncia i continui attacchi delle multinazionali contro le popolazioni mondiali, con la complicità dei governi e la presenza di leggi e regolamenti che favoriscono il saccheggio e la contaminazione dei territori in tutto il mondo.
Oggi siamo di fronte ad una nuova dimostrazione di impunità, i responsabili della fame e della disuguaglianza costruiscono un evento pieno di ipocrisia che, lungi dal’approfondire la ricerca di una soluzione alla fame nel mondo, vuol essere un altro spettacolo montato per incoraggiare il consumo e la distrazione. Da ogni campo, dalle montagne e dalle colline del mondo, dalle acque e fiumi gli agricoltori, pescatori, popoli indigeni, pastori del mondo alzano la loro voce per protestare e mobilitarsi
Nutrire il pianeta, energia per la vita
Miliardi di euro sono stati investiti in un mega evento, una fiera internazionale in cui le corporazioni mondiali vengono a Milano per dimostrare la loro presenza e la loro macchina pubblicitaria, questo è l’inizio di EXPO 2015.
Le multinazionali che operano in tutti i continenti del mondo, come è il caso delle sementi e dell’industria chimica, industrie alimentari, banche internazionali, 145 Paesi, centinaia di ONG e fondazioni, molte di esse finanziate da alcuni di questi stessi paesi o di queste multinazionali o banche, si sono riuniti sotto lo slogan di “nutrire il pianeta energia per la vita …”.
Imprese e imprenditori, che ottengono enormi profitti riducendo i costi di produzione, sfruttando i loro lavoratori e ricevendo fondi pubblici per aumentare ulteriormente i loro profitti, si sono riuniti in una fiera che non contribuisce alla lotta contro la fame.
Centinaia di paesi partecipanti che sostengono questa iniziativa, sono privi nei loro territori di quella che noi chiamiamo la sovranità alimentare, centinaia di paesi e governi che promuovono EXPO, hanno ceduto o sono complici, sotto la pressione delle multinazionali delle sementi, dell’agrochimica, dell’alimentazione e della grande distribuzione, che impongono i propri prodotti industriali, rompendo l’equilibrata tradizione millenaria di culture legate alla terra.
Expo viene a mostrare il lato sociale delle corporazioni, la “responsabilità sociale delle imprese”.
I produttori di contaminazione e morte, generatori di energie inquinanti come quelle petrolifere o minerarie, estraggono, senza rispetto per la Madre Terra, energia che inquina il pianeta, energia sporca che inquina l’aria, che distrugge il paesaggio e gli esseri viventi, che toglie vita al pianeta.
Durante le giornate di EXPO, saranno presenti anche le controparti di queste imprese energetiche, che offrono un’alternativa che non inquina l’aria, ma sostituiscono campi agricoli che producono alimenti con impianti di energia solare, sostituiscono l’equilibrio vitale di un bosco con la continua rotazione delle pale eoliche, centinaia di ettari nel mondo occupati da produttori di energia, quell’energia che garantisce la continuazione della macchina del consumo, l’energia che mantiene in città persone che prima convivevano con la natura e sono stati costretti a emigrare nelle città del mondo.
L’asse di EXPO è diretta fin dall’inizio a valorizzare la produzione alimentare industriale, le grandi catene di distribuzione, che sfruttano i popoli del mondo che producono la vita con la terra, l’acqua, l’aria, il sole come energia; le popolazioni autoctone di questo mondo non ci saranno in EXPO, non saranno protagoniste; i pescatori artigianali del mare aperto o delle acque interne, che ogni notte sono fuori con le loro barche, e sentono la pressione della pesca indiscriminata delle multinazionali ad alto impatto ambientale, non saranno neppure loro nelle liste ufficiali, né in EXPO, a figurare come quelli producono alimentazione con i frutti del mare del pianeta.
Le braccianti ed i braccianti giornalieri, i lavoratori rurali senza terra, le famiglie contadine che con le loro mani e la cultura contadina piantano e raccolgono i frutti della terra, che vedono ogni giorno che il loro sforzo e la loro produzione sono minacciati dall’attacco delle industrie agrochimiche e dei semi, che impongono i loro prodotti e modificano l’ambiente e il clima con l’inquinamento, queste famiglie rurali non figurano nei rapporti ufficiali, come i produttori di un’alimentazione sana e della salvaguardia del territorio.
I pastori nomadi e seminomadi di tutti i continenti del mondo, che curano e pascolano nei boschi e prati, contribuendo a mantenere l’equilibrio naturale con la rotazione del transito dei loro greggi, che producono latte e derivati del latte, che lottano contro le regole imposte dalle grandi imprese, contro le leggi pensate per l’industria, quella che opprime i piccoli produttori, limitandoli ed espellendoli.
Tutti loro, Noi, non siamo inclusi da questi 145 governi del mondo, nè dalle multinazionali, né dalle ONG o fondazioni, che ci nominano solamente, nominano solo il problema della fame nel mondo, senza approfondire, senza voler cambiare nulla, solo come opportunità di acquisire nuovi mercati. Loro sono i protagonisti di EXPO.
Le multinazionali possono nutrire il pianeta solo col cibo spazzatura, riducendo i costi di produzione e moltiplicando i profitti e la violazione dei diritti.
Le multinazionali dei semi come la Monsanto (USA), Dupont (USA), e Syngenta (Svizzera), Groupe Limagrain (Francia), Nestle, Unilever, Coca Cola … non possono stare nelle vetrine del mondo come generatori di vita, quando sono loro i più grandi distributori di contaminazione e di morte, e quando l’uso di erbicidi e di derivati dal petrolio in agricoltura sta spegnendo il pianeta.
Le contadine ed i contadini, i pastori, i pescatori artigianali, i popoli indigeni del mondo, producono cibo sano per il mondo. Più del 60% della terra coltivata in questo mondo è lavorata da piccoli agricoltori , sono gli artigiani millenari che dall’ acqua e dalla terra producono cibi che alimentano oggi il mondo, cibi che vengono acquistati a prezzi bassi dalla grande distribuzione.
Questi grandi distributori saranno presenti in EXPO, quelli che producono dalla terra e dall’acqua, NO !
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