Intervista a Giulio Puliè, responsabile export e Andrea Betto, enologo
Fondata da Pietro Tonon nel 1936, e ora nelle mani del figlio Loris, l’azienda, arrivata alla terza generazione, si estende per 17 ettari sulle colline venete di Conegliano Valdobbiadene, territorio di elezione per la produzione del prosecco Docg nonché un sito classificato Patrimonio dell’Umanità Mondiale dall’Unesco.
Quando avete cominciato a produrre biologico e quale è stata la motivazione che vi ha spinti a farlo?
A seguito della grande richiesta proveniente dall’estero, abbiamo deciso di dedicare una parte della nostra produzione al biologico. Era il 1987. Nei paesi del nord Europa ma anche in Canada, in Australia, c’è infatti molta cultura del biologico, mentre in Italia ancora parliamo di una nicchia di consumatori.
Ad oggi siamo arrivati a produrre circa 200 mila bottiglie all’anno di vino bio. Di queste, molto poche arrivano sugli scaffali italiani.
Qual è il segreto del vostro successo?
Prima di tutto il particolare microclima e le caratteristiche del terreno delle colline di Valdobbiadene, a cui si uniscono le migliori la cura delle uve e pratiche enologiche molto innovative. L’insieme di questi elementi hanno permesso di ottenere dei prodotti unici.
Per salvaguardare le caratteristiche dell’uva ed esaltarne al massimo le qualità, la cantina utilizza impianti di vinificazione e di imbottigliamento che consentono di realizzare una lavorazione a temperatura controllata.
Inoltre, con l’automazione dei macchinari impieghiamo tecnologie elettroniche e informatiche che consentono un veloce cambio di formati e di packaging. Tutto il processo viene supervisionato costantemente da un addetto, al fine di garantire una miglior precisione nel prodotto finale. Questa innovazione permette all’azienda di destinare la propria produzione a un’ampia varietà di articoli, oltre che alla personalizzazione delle etichette.
L’eccellenza del risultato viene ottenuta grazie alla continua ricerca delle materie da impiegare, alla cura del vigneto, alle tecniche di vendemmia e al processo di lavorazione fino ad un accurato controllo degustativo.
Cosa differenzia la lavorazione di un vino biologico da uno convenzionale?
Il primo passo per produrre vino bio è la materia prima: uve sane, senza nessun tipo di contaminazione che mantengono intatta la loro qualità e che vengono poi lavorate con le diverse tecniche di vinificazione e spumantizzazione.
Il segreto sta tutto nella giusta lavorazione delle uve che, non essendo “protette” da sostanze chimiche possono essere più soggette ad ammalarsi e comunque sono molto dipendenti dalle condizioni climatiche. Ma in cambio offrono una garanzia di salubrità e un gusto unico e autentico.
Usate solfiti?
Si possono aggiungere dei solfiti ma se le uve sono ben lavorare nel vigneto la quantità di solfiti è davvero molto bassa.
Inoltre c’è da dire che la quantità dei solfiti dipende anche dai diversi parametri stabiliti dai Paesi nei quali esportiamo. Per questo il trattamento si fa alla fine di tutto il processo, prima dell’imbottigliamento, perché dipende dalla destinazione finale del prodotto.
Aderite a qualche rete territoriale di produzione?
Sì, al Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, che ha lo scopo di tutelare e promuovere, in Italia e nel mondo, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.
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