Gli anniversari e le ricorrenze sono occasioni utili anche per fare il bilancio delle proprie attività, degli obiettivi raggiunti, dei progetti da realizzare. Il 23 settembre è la giornata Europea del biologico, festa promulgata dalla Commissione Europea con il voto del Parlamento di Bruxelles, che celebra la nostra agricoltura, il nostro stile di vita, il nostro modo di essere. Questa giornata non è solo un’occasione per celebrare, ma anche per riflettere su come l’agricoltura biologica si è sviluppata e sulle sfide che affronta.

  Dopo oltre trent’anni di regolamentazione comunitaria l’agricoltura biologica ha subito diversi cambiamenti. Nei primi decenni era un’utopia pensare che il biologico potesse diventare un sistema produttivo strategico per gli asset del Paese e dell’Europa, ma 30 anni di impegno, passione e vita sui campi hanno dimostrato il contrario. Ancora più impensabile probabilmente era ipotizzare che l’agricoltura biologica diventasse uno strumento della politica per il conseguimento dei target di sostenibilità ambientale del vecchio continente. Ebbene questi trent’anni hanno dimostrato il contrario. Hanno dimostrato che l’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione in grado di fornire prodotti di qualità favorendo il giusto rapporto tra agricoltura e ambiente, hanno dimostrato che agricoltura biologica e impegno sociale sono due facce della stessa medaglia che passano dal rispetto dell’ambiente ma ancor prima dall’integrazione e dal rispetto per l’uomo. Oggi è indubbio che l’agricoltura biologica è alla base dell’agricoltura sociale, che è il nuovo strumento di welfare e gestione sostenibile ed etico delle comunità.

Ma torniamo alla festa Europea del biologico e al lungo percorso che ha fatto il movimento del biologico europeo e nazionale. Mi piace ricordare in questa occasione che il 2023 coincide anche con i 35 anni dalla fondazione di AIAB [Settembre 1988]. Un pezzo di storia che ci ha visti sempre protagonisti, un percorso nel quale l’associazione si è adattata alle nuove esigenze ma, allo stesso tempo, ha anticipato i tempi e le richieste del settore, un percorso che ha sempre avuto al centro la nostra base associativa: le aziende agricole biologiche, i tecnici e i consumatori.

In questi trentacinque anni di storia l’Associazione ha avuto la fortuna di incontrare centinaia di persone, uomini e donne di altissimo spessore etico morale e dalla grandissima preparazione tecnica che hanno consentito al biologico di essere ciò che è oggi: persone che hanno creduto in un’utopia che ha cambiato il mondo. E se le ricorrenze sono occasioni anche per fare i bilanci è giusto, in questo momento, più che mai, ringraziare chi ha trasformato il sogno di un mondo migliore in una realtà concreta.

Ma la storia non sta mai ferma e così da quei primi settanta siamo catapultati nel 2023, anno dell’entrata in vigore della riforma di una nuova PAC, in un contesto socio economico e culturale decisamente diverso, in un Europa che vede nel cuore del suo territorio ancora oggi una drammatica guerra.

In questo contesto l’Associazione si è trovata a discutere ai tavoli ministeriali ed europei cercando sempre di ottenere le migliori condizioni possibili per gli agricoltori biologici italiani. Per questo che non ci siamo mai sottratti al confronto con la politica anche nei momenti più difficili e delle scelte più controverse.

Nel 2022 in Italia è stata approvata anche la legge 23, riportante “le disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività delle produzioni agricole agroalimentari biologiche”, una legge attesa da decenni, frutto di un’intensa attività di concertazione tra le parti, una legge di compromesso, ma pur sempre una legge, pur sempre un riconoscimento istituzionale alla nostra agricoltura.

Da questa norma sono nati alcuni spunti interessanti per la politica italiana sul biologico ad esempio l’art. 7 che dà indicazioni al Ministero per la realizzazione di un Piano d’Azione per il Biologico.

Il Piano rappresenta lo strumento politico di carattere nazionale fondamentale soprattutto in Italia dove l’ordinamento costituzionale delega la competenza agricola alle Regioni. L’esercizio di questa delega ha fatto sì che il biologico non sia affatto uniforme su un territorio variegato, dove ci sono regioni con oltre il 30% di SAU coltivata secondo lo standard, mentre altre al di sotto del 5%. Quello che auspichiamo che il PAN Bio possa essere lo strumento che armonizzi e consenta lo sviluppo omogeneo di tutti i territori.

Recentemente è stato approvato il piano di ripartizione delle dotazioni finanziarie della legge 23, che indica che le risorse verranno impiegate per quattro finalità principali: la realizzazione del marchio biologico italiano; il finanziamento del Piano sementiero; il finanziamento dei progetti di ricerca innovazione; il finanziamento del Piano d’azione nazionale.

Tutte le misure in programma sono strategiche per il biologico di domani, evoluto, efficiente, produttivo, e sono da sempre al centro delle richieste dell’Associazione. Questo è un momento cruciale per il biologico da cui dipenderà la sua evoluzione e quindi il suo destino.

Il piano, come prevede la legge, ha una scadenza triennale, ma con revisioni anche annuali. Sarà cura di AIAB monitorare l’andamento dello stesso affinché gli obiettivi prefissati possano essere raggiunti nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile.

Purtroppo però a fronte di una serie di target di sviluppo e strumenti messi a disposizione per il conseguimento degli obiettivi, dobbiamo riscontrare ancora una volta che all’interno dello stesso sistema del biologico ci sono forze che, per interessi privatistici e personali, affossano l’intero settore.

In particolare è di recente emanazione la revisione del decreto legislativo 20/18, prevista dall’articolo 19 della legge 23 che dà “delega al governo per la revisione l’armonizzazione e la razionalizzazione della normativa sui controlli e le produzioni del biologico”. Dobbiamo su questo punto fare una riflessione, affrontare la questione con onestà intellettuale e con dati alla mano.

Il sistema del biologico è l’unica norma regolamentata dell’agroalimentare in Europea che garantisce almeno un controllo annuale per ogni operatore, attestandosi in realtà a una media di controllo del 130%. Ciò significa 1,3 controlli in media per operatore. I report dell’ICQRF – Ispettorato Centrale della Repressione Frodi – evidenziano come il biologico abbia delle performance nettamente migliori, a seguito di indagini, controlli e campionamenti svolti dall’autorità, rispetto a tutti gli altri prodotti del regolamentato.

Il biologico è un sistema che vede l’interconnessione tra operatori del settore, organismi di controllo, associazioni, autorità competenti, consumatori e tecnici, che costituiscono gli anelli di una catena da cui dipende la reputazione del settore. Ogni volta che si indebolisce un anello tutto il sistema perde un po’ della sua forza.

Lo schema di decreto che è stato presentato al tavolo è un documento che vede gli operatori e gli organismi di controllo come soggetti non affidabili, e quindi un documento che indebolisce il sistema, e che prevede procedimenti penali e ammende amministrative estremamente gravose per chi, anche in buona fede, commette degli errori nelle attività quotidiane.

Il decreto controllo e sanzioni sarà l’ennesimo documento della normativa nazionale esclusivamente dedicato al biologico. Non esiste altro regolamentato nell’agroalimentare che ha una normativa nazionale così complessa e dettagliata ad uso esclusivo. Tutto ciò, insieme, appunto, all’analisi dei dati dei report delle autorità, evidenzia come il biologico sia un sistema già ampiamente garantito per il consumatore ma, contemporaneamente, mortificante per gli operatori.

Il movimento del biologico è basato sul rapporto di fiducia tra il consumatore e l’agricoltore, garantito dalla certificazione. Per noi di AIAB questi sono valori imprescindibili, visto che il biologico rimane un movimento che vede tutti protagonisti e corresponsabili del bene comune.

AIAB ha all’interno della sua mission la difesa del buon biologico italiano e la tutela del consumatore. Chi froda, chi agisce con dolo, chi si pone nelle zone grigie della normativa, deve essere allontanato dal sistema e condannato, anche per le vie giudiziali, senza se e senza ma. Addirittura in più casi l’Associazione si è costituita come parte civile negli iter giudiziari per tutelare gli agricoltori bio.

Non dobbiamo dimenticarci che circa 86.000 operatori tra cui circa 82.000 aziende agricole ogni giorno si alzano e vanno a coltivare oltre 2 milioni di ettari, lavorando nel migliore dei modi per garantire un prodotto di qualità certificata sulle tavole degli italiani.

Molto potrebbe essere ancora fatto per migliorare il sistema di controllo delle produzioni biologiche e non sarà sicuramente un decreto repressivo a portare questi miglioramenti, andrebbero poste in essere azioni che mettono a disposizione di tutti i soggetti autorizzati al controllo i sistemi informatici, la connessione tra le banche dati esistenti e quelle attese da anni dal settore [banca dati transazioni], l’interconnessione con il fascicolo aziendale e i piani di coltivazione.

Queste sono azioni di miglioramento del nostro sistema che valorizzano gli anelli della catena consentendo all’agricoltore, all’organismo di controllo e all’autorità competente di avere strumenti efficienti e puntuali per il monitoraggio delle nostre coltivazioni e delle produzioni e al consumatore una tracciabilità del proprio prodotto a scaffale.

E visto che la storia non si ferma, faccio tanti auguri ad AIAB e a tutto il biologico.

Giuseppe Romano, Presidente di AIAB