Dopo l’incidente stradale avvenuto in Puglia, che ha visto la morte di dodici lavoratori migranti, Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB non ha dubbi: “Si tratta della tragica conseguenza di una realtà di sfruttamento e vero e proprio schiavismo di immigrati, un dramma quotidiano che qualcuno scopre improvvisamente con stupore nonostante le tante denunce.
Parliamo di lavoratori stranieri stipati in modo disumano in un furgone, che li riportava in disumane bidonville, dopo aver lavorato in condizioni disumane nei campi di pomodoro. La loro morte è stata trattata come una tragica fatalità, una delle notizie di cronaca estiva, ‘fortunatamente’ per qualcuno, coperta dall’esplosione di un’autocisterna a Borgo Panigale.
Si sente dire, con non poca ipocrisia, che i respingimenti servono a evitare le morti in mare. Ma chi respinge le morti per sfruttamento di chi è già in Italia?
Invece di alimentare l’odio verso chi ‘ruba’ il lavoro agli italiani forse sarebbe meglio chiedersi se questo è lavoro, se qualcuno si sente defraudato del lavoro da schiavo e se è il caso di intervenire con fermezza contro un sistema malavitoso di sfruttamento che alimenta anche quelle che, sempre con molta ipocrisia, vengono definite “eccellenze” del made in Italy.
Piaccia o no, le nostre eccellenze agroalimentari sono prodotte grazie alla manodopera straniera. Senza di loro non ci sarebbero. Dalle uve per i vini pregiati raccolte dai lavoratori dell’est, al parmigiano e al grana prodotti con il latte munto dagli indiani di etnia Sik, alla pastorizia dell’appennino retta dagli slavi, al pomodoro e agli agrumi raccolti dai lavoratori africani. Quando si parla di immigrazione sarebbe un grande segno di civiltà politica che qualcuno riconoscesse questa semplice inequivocabile realtà, per ridare dignità a persone che fanno parte a pieno titolo del nostro sistema produttivo. Denunciare e condannare gli sfruttatori è il miglior modo per dare ulteriore valore alle nostre produzioni. Anche i consumatori possono fare la loro, perché un prezzo eccessivamente basso non può non essere indice di sfruttamento.
Serve anche dire che le aziende da cui provenivano quei lavoratori morti per sfruttamento prendono i contributi della PAC (Politica Agricola Comune) e del PSR (Piani di Sviluppo Regionale) e qualche associazione di categoria gestisce loro il fascicolo aziendale per l’accesso ai premi. Allo stesso modo i marchi e la grande distribuzione organizzata (Gdo) rischiano di essere complici a tutti gli effetti se non decidono di attuare sistemi di garanzia sulla provenienza dei prodotti.
Chi non rispetta la legalità non deve sporcare il lavoro delle tante aziende serie che ci sono in Italia e anche per questo deve essere combattuto con forza.Il biologico faccia il primo passo escludendo dal sistema chi non rispetta valori e etica del lavoro. Noi di AIAB lo abbiamo fatto da tempo con il nostro marchio di garanzia”.