Tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. Così si è chiusa in primo grado la vicenda che, denunciata dalla trasmissione televisiva “Report”, aveva creato scompiglio nel mondo dell’agricoltura biologica vercellese: cinque noti produttori di riso erano andati a processo con l’accusa di frode o di tentata frode per aver coltivato e venduto (o tentato di vendere) riso biologico, che secondo il pm Davide Pretti (che in aula ha chiesto condanne variabili tra i due e i quattro mesi di reclusione) di fatto non lo era.
I produttori: Chiara Dalmasso, 44 anni, titolare della Euroagricola di Desana,; Renato Delsignore, 45 anni, titolare dell’omonima ditta alla cascina Gardina di Bianzè,; Gianluca Picco, 45 anni, titolare dell’omonima impresa agricola di Bianzé; Benedetto Picco, 73 anni; infine, Godino Triglio, 75 anni, titolare della Carpo Farm, con sede alla cascina Carpo di Livorno Ferraris,.
Le indagini erano partite nel 2015 con il sequestro di tonnellate di risone dalla Guardia di finanza e il pubblico ministero aveva chiesto condanne da 2 a 4 mesi (va considerato che il codice penale prevede pene fino a due anni per vendita di prodotti con segni mendaci).
Secondo l’accusa nella terra e nell’acqua delle cinque aziende andate a giudizio erano state riscontrati residui di pesticidi non compatibili con il biologico; secondo la procura i cinque imputati producevano riso usando pesticidi non contemplati dai regolamenti CE e, in ogni caso non provvedevano a separare il riso convenzionale dal biologico usando gli accorgimenti necessari in fase di produzione, di raccolta e di trasporto all’industria che doveva lavorarlo.
Secondo la sentenza, invece, non c’è alcuna prova di colpevolezza a carico dei titolari: non c’è stata immissione volontaria di fitosanitari non consentiti in agricoltura biologica.
“Purtroppo – dice Antonio Corbari, presidente di AIAB – per i media lo scoop è troppo attraente, anche se mette a rischio le attività dei produttori e inquina la credibilità di un intero settore. Questa notizia, che aveva creato tanto scalpore nel 2015, si è sgonfiata come un palloncino. Intanto però i danni sono fatti, alle singole aziende e a tutto il settore. Nessuno però pensa a risarcire”.

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