Pia Locatelli

Claudio che ci lascia è per tutti un grande dolore, perché era una persona speciale, originale e poliedrica; anche un uomo complesso e complicato, dai mille impegni in campi diversi: spaziava dalla politica, alla cultura, dal sindacato ai movimenti giovanili, all’ambientalismo, al carcere.
Se penso a lui, mi si affollano nella mente tante parole: politica, amicizia, famiglia, cultura, musica, ambiente, sostenibilità, mondo dei giovani, orizzonti larghi….

Ci siamo conosciuti per la comune appartenenza al mondo della politica e del Partito Socialista quasi cinquant’anni fa, ma lui era già milanese perché impegnato nella CGIL del capoluogo lombardo. Una biografia di successi, la sua, che gli ha dato tante soddisfazioni e pure tante sofferenze.
Claudio non si accontentava mai e sceglieva percorsi a volte difficili, mai banali. Essere socialista dentro la CGIL non era semplice ma lui fu presto Segretario della CGIL di Milano, la città più europea del nostro Paese: sentiva il dovere di affermare anche nel sindacato i principi del socialismo democratico, riformista, mai massimalista che non è mai stato di moda nel nostro Paese. Se dovessi definire il socialismo di Claudio, parlerei di umanesimo socialista che coniuga giustizia e progresso, parole antiche, ma soprattutto benessere e felicità delle persone, perché i rapporti con le persone, la socievolezza erano parte importante della sua vita: la socialità ne era l’essenza.
Mondo del sindacato e mondo della politica dove lui ha lasciato un’impronta importante: nella direzione della federazione di Bergamo fu artefice con Paolo Crivelli e Giuliano Capetti di una svolta riformista; nelle istituzioni regionali ricopri ruoli importanti con una rapida “carriera” che lo vide consigliere regionale non ancora quarantenne e subito capogruppo alla sua prima esperienza istituzionale.  Fu decisiva per questo difficile, politicamente delicato incarico la sua formazione nel sindacato, un mondo che ti costringe a imparare presto le necessarie mediazioni. Poi l’assessorato ai trasporti e in seguito all’ecologia, dove gli fu preziosa la collaborazione con Giorgio Ruffolo, un altro compagno socialista a noi vicino, ministro all’ambiente di quattro governi DC. Agli incarichi assessorili seguì la presidenza del Consiglio regionale e poi, tragicamente, Mani Pulite travolse tutto. Claudio ne fu segnato profondamente ma non si fermò; da lì ebbe inizio un altro capitolo, altrettanto importante e significativo, un percorso sociale e politico alla ricerca di strade nuove: un impegno nella Margherita, poi nel momento della sua nascita, l’adesione al PD e infine l’approdo ai valori di un Civismo nuovo. Secondo Claudio il Civismo riesce meglio a interpretare le esigenze delle persone, promuovere una forma partecipativa libera dai legami a volte imbriglianti dei partiti, e più capace di stimolare la partecipazione. Da qui il sostegno alla lista Bruni, al Patto civico, al Patto per Bergamo, l’impegno nella campagna per Ambrosoli e per Gori presidenti nel 2013 e nel 2018, il coordinamento per anni del mondo del Civismo regionale.

Il suo impegno per i temi ambientali risale ai tempi dell’assessorato regionale, quasi trent’anni fa, ma ha trovato nuovo slancio con la nuova agenda mondiale sulla sostenibilità. Ha calato questo impegno a livello locale con iniziative sull’economia circolare, nel bio-distretto, per il festival dell’Agricoltura, una passione quella ambientalista che lo ha accompagnato fino ad oggi e lo ha ancor più avvicinato alle giovani generazioni. Lo aveva entusiasmato il movimento di Fridays for Future, gli dava speranza.

Il mondo dell’impegno politico-ambientale non esauriva il suo ambito di azione. Aveva orizzonti larghi Claudio. Chiacchierando ieri con Maurizio Quirico, abbiamo ricordato il suo impegno in Senegal per un progetto di cooperazione – un allevamento di polli – a Malika, non lontano da Dakar, dove ha unito i suoi sforzi, per rendere economicamente autonome quelle comunità locali, con quelli di Africa 2000, una organizzazione bergamasca che casualmente operava nella stessa cittadina. Organizzarono corsi di formazione professionale con l’aiuto della scuola edile di Bergamo e pure corsi di lingua wolof, perché i locali potessero non solo parlarlo ma anche scrivere correttamente il loro idioma.

E poi la sua famiglia, di cui si sentiva il pater, il pater familias, in un rapporto particolare con le “sue” donne a partire da Terry, compagna di vita in tutti i sensi, anche politicamente, senza ovviamente trascurare gli altri componenti. Orgoglioso dell’arte del fratello Maurizio, continuatore in forma originale della vena artistica familiare iniziata dal padre, e poi Luisa, Giordano, Leonardo, Ilaria per la quale Claudio aveva un debole… fortissimo; e negli ultimi anni la presenza discreta di Mirosa cui ha affidato l’ultimo saluto.

Claudio non si fermava mai, era inarrestabile nell’impegno, – in Aretè, cooperativa sociale, nel consorzio Gerundo, nel biodistretto, nella Casa dei Riformisti, presieduta da Santo Consonni, un altro compagno di tutta la vita per Claudio, ed è certo che dimentico qualcosa.
Era “largo” negli interessi culturali – lettore accanito di libri vecchi e nuovi che ci regalava ad ogni occasione; colto nella musica: ha lasciato a Ilaria una compilation che lo ha accompagnato in queste sue ultime ore nella casa di via Maroncelli;  generoso nelle amicizie vecchie e nuove perché le sue relazioni erano sempre in espansione, sempre più larghe, più numerose, più nuove senza dimenticare i vecchi amici con i quali faceva periodicamente rimpatriate davanti a un piatto di orecchiette a casa di Antonio in una clima insieme di spensieratezza (a memoria le battute di Totò e qualche citazione di film), di nostalgia per occasioni perdute e un po’ di amarezza per alcune ingiustizie mai “raddrizzate”.

A tutti e tutte noi mancherai caro Claudio, ci sentiremo soli e la nostra sarà una solitudine triste che non passerà ma ci restano i tanti ricordi che negli anni ci terranno compagnia nella consapevolezza della perdita di una persona straordinaria.

Claudio ha voluto per sé qualcosa di straordinario nella vita e ha scelto di andarsene dalla vita in modo straordinario. Così dobbiamo ricordarlo: straordinario.